Cultura

«Lo chiamavano Bud Spencer»: il tributo bresciano è una chicca

Domani sera alla Latteria Molloy la presentazione del disco tributo per Bud Spencer
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«Trinità» se la sono contesa a cazzotti. E alla fine chi l’ha spuntata l’ha trasformata in un orchestrale western: chitarre, archi e ottoni. Il motivetto de «Il coro dei pompieri» ha preso invece l’onda surf rock, mentre «Piedone lo sbirro» è diventato un acustico in finger per evocare lo spirito del grande Bud. Nessuna operazione nostalgia, piuttosto un modo tutto bresciano per celebrare un’icona internazionale e intergenerazionale.

«Lo chiamavano Bud Spencer» è il bel tributo che Diffusione Arte di Brescia ha voluto cantare e suonare in memoria di Carlo Pedersoli, l’attore scomparso nel giugno scorso. L’idea dell’associazione è stata lanciare un bando social per raccogliere gli artisti intenzionati a lavorare su una cover di uno dei brani colonna sonora dei film più famosi in coppia con Terence Hill. Il risultato? Quattordici tracce senza confini di genere, realizzate da altrettante band diverse, quasi tutte bresciane. Il lavoro sarà presentato domani, giovedì, alle 21, con un live (e grandi quantità di birra, salsicce e fagioli) alla Latteria Molloy di via Ducos 2/b (ingresso gratuito).

«Abbiamo invitato i musicisti a reinterpretare le soundtrack delle avventure del mitico Piedone - spiegano Isaia Mori e Antonio D’Alessandro di Diffusione Arte -. Ci sono arrivate subito una valanga di proposte».

Tra quelle finite nella selezione della compilation (in vendita a 10 euro) ci sono anche «Dune Buggy» di Matteo Pizzoli’s True Grit, «In the middle of all that trouble again» di Hell Spet Country Band, «Sheriff» di Isaia e l’Orchestra di Radio Clochard, «What’s goin’on (in Brazil)» dei Poddighe. Tra le chicche «Banana Joe», nella veste electro-struggente di Stefano Rizzo e Silvio Uboldi.

«Quando Bud se n’è andato - racconta Daniele Gozzetti, anch’egli presente con un brano - a tutti noi è sembrato di perdere uno zio; lo zio buono, che vedi ogni tanto, quello che tiene le galline e che fa a pugni con i cattivi». Per l’occasione Goz ha messo mano a «They call me Trinity», rivisitata con gli amici dell’Orchestra di fiati Gaspare Bertolotti da Salò. Uno dei pezzi più ambiti in questo progetto di musica, amicizia e condivisione, in attesa del Mille Chitarre. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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