L’«Interrogatorio a Maria» di Testori in scena al teatro Mezzadri
L’umanità si rispecchia nella figura di Maria ed è una donna ad assumere in sé il compito di interpellarla sulle questioni del vivere, sui drammi e sulle scelte e sulle aperture alla speranza. Il ruolo che il testo di Giovanni Testori affida al Coro viene preso da una seconda attrice, nell’allestimento di «Interrogatorio a Maria», in prima nazionale martedì 29 ottobre alle 20.30 al Teatro Mina Mezzadri di c.da Santa Chiara 50/A, a Brescia (poi ogni sera alle 20.30 fino a domenica 3 novembre alle 15.30). Prodotto dal Centro teatrale bresciano in collaborazione con Cmc Centro culturale di Milano, lo spettacolo diretto da Paolo Bignamini mette in dialogo due figure femminili con l’interpretazione di Leda Kreider e Miriam Giudice. Al regista Paolo Bignamini, che ha collaborato con Giulia Asselta per l’adattamento e la direzione, abbiamo rivolto qualche domanda introduttiva.
Come viene riletto per lo spettatore d’oggi il testo scritto oltre quarant’anni fa?
La rilettura del testo è fedele, con il solo riposizionamento drammaturgico di alcuni passi. Testori è un grande drammaturgo, riconosciuto come tale: abbiamo cercato di trattare il suo scritto come un classico, per un nuovo incontro. L’autore l’aveva portato con giovani interpreti in molte chiese e si è avuta allora un’esperienza popolare di grande successo, noi l’abbiamo ripensato come testo per il teatro e in questo incontro drammaturgico le sue parole ci hanno molto interrogato: ne valeva la pena.
Quali chiavi interpretative caratterizzano il lavoro?
Abbiamo immaginato che sia un unico personaggio, una donna, a interrogare Maria per un avvicinamento alla sua figura, sottolineandone l’umanità. La riconoscibilità di Maria diventa estrema, nell’idea di un rispecchiamento tra due donne. Maria è donna. Molte domande del Coro attengono nel testo alla sfera femminile e questo aspetto getta una luce molto contemporanea sulle parole di Testori. Spesso i testi al loro interno hanno elementi che consentono di eleborare una proposta interpretativa: questo aspetto ci è sembrato il più urgente per noi.
Come si svolge l’azione scenica?
Nella scena molto semplice, con la sola presenza delle due attrici, si vede al centro una sedia dove, secondo il testo, il Coro invita Maria a prender posto. Alcuni elementi a sorpresa animano l’azione, come i piccoli cambi a vista. Maria prende il posto che le è stato assegnato: per lei, una ragazza comune, il suo è un sì tormentato. Nella scena essenziale risalta la vertigine del rispecchiamento tra le due figure femminili: una persona quasi arriva a prendere il posto dell’altra, una si riconosce nell’altra.
Con quale sensibilità nuova si può leggere oggi il testo?
Poteva essere provocatorio quarant’anni fa rivendicare per Maria una dimensione concreta, carnale. Per la religione cattolica si è avuto in questi anni un avvicinamento della dimensione umana al fatto divino. Abbiamo dovuto cercare un altro tipo di urgenza e l’abbiamo trovato nel rispecchiamento dell’umanità nel femminile.
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