Libro dell'Anno Treccani, le nuove parole del 2024: da «vacansia» ad «amichettismo»
Chissà quanti di noi, in questo periodo di feste, hanno provato questa triste sensazione sapendole anche dare un nome: vacansia, e cioè quella «spiacevole sensazione di irritabilità o di oppressione» dovuta all'incapacità di godersi il riposo, liberi dai frenetici ritmi lavorativi. E chissà quanti, ossessionati dall'ansia di recuperare qualche chilo preso con le abbuffate natalizie, hanno già programmato un digiuno riparatore, immaginando di consolarsi con un degno sdigiunino, e cioè quello «spuntino o snack veloce da preparare ma molto gustoso» che serve, per l'appunto, a spezzare la sensazione di fame.
Una pratica sdoganata dallo chef Giorgione, che ha reso familiare la parola a chi è appassionato della buona cucina. E che potrebbe ben accompagnarsi ad un buon bicchiere consigliato da un pommelier, e cioè una sorta di sommelier del sidro, bevanda poco diffusa in Italia, sebbene tra i soli 97 professionisti dell'assaggio di questo alcolico nel mondo figuri anche un'italiana. Sono tre dei sostantivi entrati, insieme a molti altri neologismi e modi di dire, nel Libro dell'Anno 2024 Treccani 2024, che ha individuato le parole divenute di uso comune ma non destinate necessariamente ad essere accolte dai dizionari.
L'anno che si è appena concluso registra molti neologismi di casa nostra, tra cui amichettismo, arciterrorista, pezzotto, agrobiodiversità, razzismo immobiliare, trappola al miele, trenopolitana, fuffa guru. Moltissime sono le espressioni legate alla politica come autonomia differenziata o anche vannacciano. È un settore, quello della politica, in cui non mancano tante reminiscenze latine o pseudolatine, come lo ius scholae o il barattellum per lo scambio sulle riforme, che apre ad un ampio settore per i neologismi e in cui si spazia dall'ormai arcinoto campo largo ai Lep, dallo spacca-Italia alla solidarietà obbligatoria, dallo starmerismo al totismo fino a TeleMeloni, passando anche per l'amichettismo e il trumpiano maga.
Anglicismi, social e politica
Ma sono gli anglicismi e i termini derivati dai social media e, più in generale, da Internet, dalla musica e dell'innovazione tecnologica quelli che appaiono più ostici alle vecchie generazioni che con qualche sforzo arrivano al pandoro gate ma potrebbero davvero ricorrere alla Treccani quando, seguendo il dibattito sul nuovo codice della strada, si imbattono nel termine alcolock, e cioè il dispositivo collegato alla centralina del motore e a un etilometro che non fa partire la macchina quando si è alzato troppo il gomito. C'è poi il dissing, il termine derivante dalla musica hip-hop e rap per indicare la diffusissima pratica dell'insulto; c'è la Swift economy che rimanda all'imponete giro d'affari generato dalla cantante Taylor Swift; ci sono i top jobs della nomenclatura europea. E se un figlio o un nipote vi confessa di essere andato in crush, niente paura: ha solo una cotta. Se vi parla di un brat sta raccontando di qualcuno dallo stile ribelle e anticonvenzionale. E si vi rimprovera di fissarvi con i bopponi vi sta solo dicendo che ascoltate canzoni molto orecchiabili e che entusiasmano al primo ascolto.
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