Cultura

L’età dell’innocenza alla fine non ti sorprende più

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Caro Vasco, raccontami una storia. Ma fallo bene, come sai fare te. Raccontami di quella volta che avevi il mal di stomaco, che ti sentivi la gola bruciata, ma non importava, che hai nascosto il fucile sotto al letto, che l’hai incontrata mentre camminava per strada sicura, che l’hai spiata dentro la stanza, che l’hai cercata, e non c’era, che volevi trovare un senso.

Raccontami, Vasco, e raccontaci. Perché ci crediamo che sei innocente, ma vogliamo le prove. E le cerchiamo nel tuo ultimo lavoro, che hai deciso di intitolare «Sono innocente», appunto. Parti alla grande, con la canzone che dà il titolo all’album, e dai in pratica appuntamento negli stadi. Lo sai che non si può fare senza, se uno digita su Google «Vasco t...» esce in automatico «Vasco tour 2015». Sei tornato in forma, l’hai dimostrato quest’estate a Roma e Milano, e questa botta di rock in cui gridi «sparatemi ancora» suona perfetta per attaccare i nuovi concerti. Bene, avanti. «Duro incontro» segue il ritmo incalzante dell’apertura e tu ci aggiungi l’ironia per parlarci dei tuoi risvegli fuori di testa, tra panico e confusione, mentre tutto si placa con il singolone «Come vorrei». Ritornello fantastico, ma per il resto che succede? Ti sei stancato? «Al contrario di te/ io non lo so/ se è giusto così/ comunque sia/ io non mi muovo/ io resto qui»: capisci che, citazioni a parte, il minimalismo non sempre ci aiuta a seguirti. Dai, Vasco, sforzati. No? Perché poi ci perdiamo un po’ con «Guai», «Lo vedi» e «Aspettami». Aspettaci! Noi ti seguiamo, ma quando sembra che ti adagi sui cliché della potenza rock o della dolcezza delle ballate, insomma, tutto suona meno vero. Per fortuna sai ancora portarci sulle «Dannate nuvole»: ci hai abituato ai tuoi «chissà perché» in radio e dal vivo e risentirli qui, su album, è rassicurante. «Il blues della chitarra sola» è un gioco, ci sta, giocalo tu che lo giochiamo anche noi che vogliamo cantare insieme a te: e allora va bene «Accidenti come sei bella», ok. «Quante volte» sei tu, Vasco, che citi il citabile, dalla «Vita spericolata» a «Lunedì» a «Va bene va bene così»: sembri onesto, ma sei convinto tu? Per «Cambia-menti» vale il discorso delle nuvole: canzone che vince non si cambia, l’abbiamo già sentita e ci siamo affezionati. Tralasciamo «Rock star», poi ci sono tre bonus track, compresa «L’uomo più semplice», ma ora lo spazio è finito.

Non lo sappiamo, non lo so se sei innocente. Riparliamone la prossima estate, dal vivo. Lo sai che è impossibile stare senza. E a te, intanto, non è che magari torna la voglia di sorprendere? Mi manchi, bentornato, un abbraccio.

Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it

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