L'estate di Instagram
«Facebook non lo guardo praticamente più. Cioè, mi serve per lavoro. Ma ormai è come leggere il giornale. Adesso uso solo Instagram, è più immediato».
Il sangue si raggela di fronte al giornale usato come termine di paragone per le cose vecchie, e per di più da parte di una persona che ha appena passato i trent’anni, mica una liceale. Ma la frase è interessante perché è una piccola evidenza in più della tramisgrazione social in atto, con un passaggio di utenti e contenuti da Facebook a Instagram, per il momento non a discapito del primo.
Siamo sempre in casa Zuckerberg, dato che Facebook ha comprato Instagram nell’aprile 2012 per un miliardo di dollari, ma la narrazione che facciamo di quest’estate 2017 è più spinta sulle immagini con pochi altri orpelli. Al settimo anno di vita, il social network fondato da Kevin Systrom e Mike Krieger ha raggiunto 700 milioni di utenti attivi nel mondo e 14 milioni di utenti attivi ogni mese in Italia (8 milioni al giorno). Soltanto un anno fa erano nove milioni, diventati 11 milioni a fine 2016. Non c’è da stupirsi, dunque, se adesso i piedi nudi sulla spiaggia in riva al mare li vediamo soprattutto su Instagram. Aumentano gli utenti, aumentano i contenuti popolari che abbiamo imparato a conoscere su Facebook (selfie, paesaggi, piatti al ristorante e via dicendo). Tutto ciò mentre Fb è comunque usato ogni mese da 30 milioni di italiani, 28 milioni se si considera soltanto l’utilizzo mobile.
Cifre impressionanti nell’estate in cui, tornando al discorso iniziale, Instagram spopola anche grazie a Boomerang, la funzione che permette di creare video in cui i protagonisti vanno, letteralmente, avanti e indietro, e alle storie, lanciate nell’agosto 2016 per contrastare Snapchat (ma quello si contrasta da solo: se hai più di vent’anni non lo capisci, figuriamoci a quaranta). In poco tempo sono diventate molto popolari: a livello mondiale, sono 200 milioni gli utenti giornalieri che le hanno usate lo scorso aprile. A ottobre 2016, per fare un paragone, erano solo la metà.
L’estate di Instagram va di pari passo con l’estate delle storie, diari giornalieri effimeri che vediamo in testa all’app, una volta aperta, e che possiamo far passare facendo zapping, come alla tv. Anzi, meglio perché dura tutto meno e non c’è una trama precisa da seguire. Foto e video, registrati o in diretta, destinati a sparire nel giro di 24 ore, dunque o li prendi al volo o non li trovi più. Paragone vintage: più o meno venticinque anni fa il massimo della libidine era costringere gli amici alla visione delle diapositive post-vacanze, e i poveretti se le sorbivano. Adesso possono passare alla storia successiva senza offenderti e nel frattempo pubblicarne una loro, seguendo il conto degli spettatori. «È più immediato», come diceva l’amica millennial, è il massimo dell’istantaneo. Fino al giorno in cui riusciremo a scomporre l’istante, anche se probabilmente l'app c'è già.
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