Cultura

Le recensioni di Elisa e Nicolò, studenti aspiranti giornalisti

Pubblichiamo le recensioni di Elisa e Nicolò, studenti del liceo Calini, che si misurano con la recensione teatrale
  • Alcuni momenti dello spettacolo teatrale Come Maestro
    Alcuni momenti dello spettacolo teatrale Come Maestro
  • Alcuni momenti dello spettacolo teatrale Come Maestro
    Alcuni momenti dello spettacolo teatrale Come Maestro
  • Alcuni momenti dello spettacolo teatrale Come Maestro
    Alcuni momenti dello spettacolo teatrale Come Maestro
AA

Studenti-aspiranti giornalisti. Sono, su tutti, Elisa e Nicolò che frequentano il liceo scientifico Calini. Per loro un incarico da professionisti: scrivere una recensione. Si tratta di quel genere di articolo in cui vengono analizzati gli aspetti contenutistici ed estetici di un'opera letteraria, scientifica o artistica.

Elisa e Nicolò si sono misurati con lo spettacolo teatrale Come Maestro, incentrato sulla figura di Don Milani e in particolare sugli scritti relativi all'obiezione di coscienza che portarono il parroco di Barbiana a processo. Al liceo Calini è andato in scena nel 50esimo anniversario dalla morte di Don Milani grazie alla compagnia teatrale La tenda. 

Di seguito pubblichiamo i testi prodotti da Elisa e Nicolò che hanno titolato, sottotitolato e confezionato il corpo dell'articolo. 

 

La tentazione dell'obbedienza nell'epoca del "me ne frego"

Su una parete della nostra scuola c'è scritto grande «I care». È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. «Me ne importa, mi sta a cuore». È il contrario esatto del motto fascista «Me ne frego».

È il 18 ottobre del 1965. A Barbiana don Milani, circondato dai suoi fedeli scolari, sta scrivendo la lettera in sua difesa che l’avvocato Gatti leggerà al tribunale di Roma. Il parroco si trova ad essere imputato per la Lettera ai cappellani militari, pubblicata sulla rivista Rinascita: aveva preso le difese di 31 ragazzi obbiettori di coscienza che si trovavano, per questo, imprigionati in carcere. Quelli che per don Milani erano dei giovani coraggiosi, veri difensori di un autentico ideale, erano stati tacciati dal clero militare di viltà e accusati di disobbedire al comandamento cristiano dell’amore verso la Patria.

Lo spettacolo teatrale "Come maestro" di Maurizio Maravigna a cura di Giancarlo Monticelli e Sergio Chillè è un efficace e fedele adattamento teatrale della Lettera ai cappellani militari e della Lettera ai giudici di don Lorenzo Milani. Vere protagoniste della rappresentazione sono infatti le sue parole: la scenografia essenziale evoca nella mente dello spettatore l’immagine di una stanza umile, proprio come quella in cui il parroco ogni giorno insegnava ai suoi ragazzi. Lo spettacolo, infatti, si presenta come una riflessione provocatoria ed estremamente attuale su tematiche decisive come la cosiddetta "guerra giusta" e l’educazione all’obbedienza di cui si era interessato don Milani nell’Italia del dopoguerra.

Lo spettatore non può rimanere indifferente alle parole del parroco toscano, che obbligano a una riflessione profonda, in un modo assolutamente naturale: chi si trova ad assistere allo spettacolo viene catturato in un’atmosfera semplice e quotidiana che sembra trasportarlo in quella canonica fredda e umida di Barbiana, a faccia a faccia con don Milani. Le posizioni radicali del parroco non possono non provocare: l’accusa che egli muove alla cieca obbedienza che forgia persone simili del tutto ad automi era senza dubbio centrale allora, quando erano terminati da poco i processi di Gerusalemme e Norimberga in cui i mostri del nazismo si erano rivelati uomini qualsiasi che avevano ‘solamente’ obbedito agli ordini. Chi era ferroviere doveva semplicemente guidare un treno e poco importava se esso fosse carico di merci o di uomini che stavano per essere rinchiusi nei lager: questo non lo riguardava.

La forza dello spettacolo, però, sta nel rivelare quanto le tematiche sollevate negli anni Sessanta dal parroco toscano siano del tutto attuali in una società come la nostra, in cui si corre quotidianamente il rischio di ricadere nella tentazione di nascondersi dietro lo scudo dell’obbedienza, rifiutando di assumersi le proprie responsabilità. Don Milani ci parla ancora attraverso questo spettacolo che vuole celebrare la sua figura trasmettendo la voglia di mettersi in gioco con uno straordinario e quasi demodé "I care".

di Elisa Arminio, studentessa di IV F

 

A scuola di DISobbedienza con don Milani

Spettacolo teatrale al liceo Calini sul prete controcorrente e sull’obiezione di coscienza

Don Lorenzo Milani, il sacerdote-insegnante dai profondi valori civili e morali, si scagliò, con una lettera scritta insieme ai suoi ragazzi di Barbiana, contro il comunicato del 12 febbraio 1965 dei cappellani militari toscani che consideravano “la cosiddetta obiezione di coscienza espressione di viltà”: come definire vile una minoranza che si oppone alla barbarie della guerra?

È attorno a questa vicenda che si snoda lo spettacolo COME MAESTRO l’obbedienza non è più una virtù (ma la più subdola delle tentazioni), della compagnia teatrale milanese La tenda, a cura di Giancarlo Monticelli e Sergio Chillé, per la regia di Maurizio Maravigna.

Nella rappresentazione teatrale si evidenzia come la scuola di Barbiana di don Milani si fondasse sulla responsabilità individuale e l’assunzione del motto ”I care” -da non confondere con il meno efficace “Hi-tech” di oggi e da opporre al fascista “Me ne frego”-, ma soprattutto si ricordano le inutili stragi del Novecento, con il loro sempre crescente numero di vittime civili, e il processo nei confronti del parroco di Barbiana, dopo la Risposta ai cappellani militari, accusato di “insulto alla patria e ai suoi caduti” e per questo condannato in appello.

Al termine dello spettacolo, è stato riservato spazio anche ad un confronto relativo alla costituzione, alla cittadinanza attiva e consapevole dei giovani. L’obbedienza, spiegano gli attori Giancarlo Monticelli e Germano Zanghieri, non è sempre una virtù: a volte diventa necessario attivare la propria coscienza e opporsi a leggi sbagliate per modificarle con le armi legittime che la costituzione consente, il voto e lo sciopero.

La compagnia teatrale La tenda dal 2003, con oltre novanta repliche dello spettacolo nelle scuole di tutta Italia, intende lanciare un messaggio di pace molto chiaro: la guerra, se non si è sotto attacco, non è lecita e il suo pericolo è sempre risorgente quando qualche Paese afferma la sua superiorità sugli altri. Anche oggi occorre che le coscienze siano vigili a denunciarne il pericolo.

di Nicolò Donghi, IV E, liceo Calini di Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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