Le Domus dell'Ortaglia, le case della Brescia di duemila anni fa
A testimoniare la ricchezza che contraddistinse per secoli la nostra città in epoca imperiale, sono oltre ai principali edifici pubblici, anche alcune dimore private riemerse dopo secoli nel cuore antico della città. Si tratta in particolare delle cosiddette Domus dell’Ortaglia, così identificate perché i resti furono scoperti tra gli orti del monastero di Santa Giulia, al cui sito museale (peraltro patrimonio Unesco quale esempio di epoca Longobarda).
Mosaici e affreschi sono evidenza dell’agio che doveva contraddistinguere non solo le due domus parzialmente recuperate, ma anche del quartiere residenziale che si stendeva ai piedi del Cidneo del quale facevano parte.
Le case disponevano di acqua corrente e riscaldamento (a parete e a pavimento) attraverso un’estesa rete di tubazioni in piombo che collegavano quello che si presume essere una sorta di partitore cittadino dell’acquedotto di Lumezzane, posto ai piedi della salita del Castello di via Brigida Avogadro.
Sale, vasche, decorazioni negli stili che hanno reso celebri molte domus di Roma e Pompei caratterizzano le due domus - dette l’una di Dioniso e l’altra delle Fontane – che furono abitate fra il I e il IV secolo dC, per poi cadere in progressivo abbandono. La loro riscoperta risale alla metà del secolo scorso, la valorizzazione e la definitiva riapertura al pubblico è degli scorsi anni. Le domus possono essere visitate accedendo al Museo di Santa Giulia, assieme al Viridarium, il giardino delle case patrizie, che peraltro ha attirato l'attenzione del fotografo austriaco Alfred Seiland: nell'ambito della sua mostra «Imperium Romanum», uno scatto consente di ammirare l'attuale risistemazione del giardino della Brixia di duemila anni fa.
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