Cultura

Le anime di Elisa al Palageorge insieme a Renga

Tre ore di show e l’abbraccio del PalaGeorge gremito: la cantante friulana scopre tutte le sue anime e vuole Renga per «Vivendo adesso»
AA

«Una delle voci più belle della musica italiana». Lo sanno le mamme, le nonne, gli artisti e persino i sassi. Ma stavolta garantisce Elisa che, dopo avergli consegnato la canzone di Sanremo, Francesco Renga l’ha voluto con sé giovedì sera nel suo «Anima Vola Tour» in un PalaGeorge pieno quasi fino all’orlo.

«Vivendo adesso» in duetto è canto e danza d’un amore sgombro dall’effimera voluttà onorata dal testo: c’è un girone nella storia della musica detto belcanto e loro ne sono i custodi.

Un’apparizione lunga un «adesso» quella di Renga («Sei bellissimooo!») per lasciare la cantautrice a solcare il palco a doppia «e» che s’allunga su buona parte della platea.

È l’abbraccio di Elisa. Anzi, della sua anima (volante). Ancor meglio, delle sue anime: due, come tutti, l’eterno topos della maschera. Infinite, come la sua vocalità, come le corde di un’anima che in diciassette anni ha cambiato pelle tante volte quanti sono i tormenti di una ex Peter Pan. 

Sportiva, grintosa, chitarrista, freak, eterea, rock, percussionista. Un movimento di braccia si infrange in dieci cento mille movimenti nel video di una scenografia minimal ma non povera, tecnologica il giusto per reinventare pannelli luminosi in specchi, o candele.

Nel concerto di Elisa ci sta tutto, addirittura un piccolo spazio juke box: a gentile richiesta esegue un frammento di «The waves» e «Pearl days». Ci sta anche la Costituzione di un Paese che la indigna di vena artistica, per un disco e uno show (e che show, quasi tre ore in virata dal teatrodanza alla disco coronate dai bis «It is what it is» e «Cure me») dedicati «a quelli che non hanno aspettato l’atmosfera giusta ma l’hanno creata», che sono forse poi gli stessi «cui basta la luce del giorno per cominciare e soprattutto ricominciare». Insomma, tutti quelli «che mi hanno convinta che l’anima vola».

Raffaella Mora

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia