Cultura

Laura Pausini premiata ai Golden Globe per il brano «Io Sì»

Chloe Zhao, ha vinto come miglior regista e il suo film, «Nomadland» è stato giudicato il miglior film drammatico dell'anno
Laura Pausini - Foto Ansa/Laura Pausini © www.giornaledibrescia.it
Laura Pausini - Foto Ansa/Laura Pausini © www.giornaledibrescia.it
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Preceduta da polemiche e criticata in diretta, la cerimonia «bicoastal» dei Golden Globes 2021 ha comunque fatto la storia: per la prima volta dal 1984, quando fu premiata Barbra Streisand con «Yentl», una donna, Chloe Zhao, ha vinto come miglior regista e il suo film, «Nomadland» è stato giudicato il miglior film drammatico dell'anno.

Ai premi assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association c'è stato anche un pezzo d'Italia: «Io Sì» di Laura Pausini si è aggiudicata il globo d'oro per la miglior canzone originale. «Non ho mai sognato di vincere un Golden Globe, non ci posso credere», ha commentato incredula la Pausini su Instagram ringraziando Diane Warren, che ha collaborato con lei per il brano, parte della colonna sonora di «La vita davanti a sé» di Eduardo Ponti che era candidato al miglior film straniero ma che è stato battuto dal sudcoreano «Minari».

Dedicando il premio «a tutti coloro che vogliono e meritano di essere «visti» e a quella ragazzina che 28 anni fa vinse Sanremo e non si sarebbe mai aspettata di arrivare così lontano», Laura ha reso omaggio a Sophia Loren, la protagonista del film del figlio: «È stato un onore dare voce al tuo personaggio».

Se «Nomadland» con Frances McDormand ha vinto come miglior film drammatico, Borat si è fatto valere nella categoria dei film comici e il suo autore, Sasha Baron Cohen, ha sbaragliato la concorrenza come miglior attore protagonista. «Grazie alla giuria di tutti i bianchi», ha detto «da casa», lanciando una frecciata alla Hfpa i cui 87 membri non includono - ha scoperto la scorsa settimana il Los Angeles Times -, un solo giornalista di colore.

Accettando il premio alla carriera intitolato a Cecil B. DeMille, Jane Fonda ha rincarato la dose: «C'è una storia che abbiamo paura di vedere su noi stessi. Una storia su quali voci vogliamo elevare e quali mettere a tacere, di chi ha un posto a tavola e chi resta fuori dalle stanze delle decisioni».

Forse per riparare alla crisi di immagine la Hfpa ha assegnato a due attori di colore, Daniel Kaluuya e John Boyega, i primi due premi della serata andata in onda sulla Nbc da Los Angeles e New York. Scontato invece il riconoscimento postumo a Chadwick Boseman, la star di «Black Panther» morto di cancro l'anno scorso, che in «Ma Rainey Black Bottom» ha avuto l'ultima interpretazione della sua carriera.

Poche sorprese: tra queste Andra Day come miglior attrice in un film drammatico per «The United States vs. Billie Holiday» La Hollywood Foreign Press assegna 25 premi per il cinema e per la tv: «The Crown» ha vinto nella categoria migliore serie drammatica con Emma Corrin, Josh O’Connor e Gillian Anderson premiati per i ruoli di Lady Diana, del principe Carlo e di Margaret Thatcher. Netflix, che ha portato lo show di Peter Morgan sul piccolo schermo, aveva collezionato ben 42 nomination e ne ha vinte 10 tra cui un paio per la «Regina degli Scacchi».

È in parte di Netflix anche il merito del successo di «Schitt's Creek», la serie comica canadese che aveva fatto man bassa agli Emmy: è stata premiata come migliore dell'anno e per l'interpretazione di Catherine O’Hara nella parte dell'eccentrica matriarca Moira Rose. 

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