La voce d'oro di Leonard Cohen nel ritmo lento dell'addio
L'ultimo album di Leonard Cohen, «You Want It Darker», è il disco di un uomo che non smette di interrogarsi su Dio, la morte e l'amore
Leonard Cohen - You Want It Darker
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Sei nato così, non avevi scelta. Sei nato con il dono di una voce d’oro. E ventisette angeli dall’Aldilà ti hanno legato a quel tavolo proprio lì, nella Torre della Canzone. Sei cresciuto, Leonard, e sei invecchiato con quella voce, i capelli sono diventati grigi mentre attorno un po’ di amici sparivano. Hai scavato nel suono delle tue parole fino a renderlo ruvido e profondo. E, seduto su una carrozzina, con la sigaretta ormai bruciata fino ad aggredire le dita, hai affidato quel suono a un disco nato per essere l’ultimo.
Leonard Cohen - Treaty
C’era da commuoversi prima ancora di ascoltarlo, leggendo le parole di gratitudine riservate a tuo figlio Adam Cohen, senza il quale «You Want It Darker» non sarebbe mai uscito. Eri malconcio, hai avuto bisogno di qualcuno che ti prendesse per mano e camminasse con te sulla sabbia per arrivare a destinazione.
«You Want It Darker»: non è una domanda, non è un invito, è un’affermazione. «Se tua è la gloria, la vergogna sarà mia. Tu vuoi più buio, spegneremo la fiamma». Cosa disse Goethe in punto di morte? «Mehr Licht!», «più luce!», no?
Leonard Cohen - Traveling Light
Quest’ultimo sussulto non ti appartiene, l’oscurità non ti spaventa. «Hineni, hineni» canti per congedarti nella lingua delle tue radici. «Sono qui, sono qui». Abbandono completo, un ultimo sguardo prima di andare. «Sono pronto, mio Signore». Pronto a diventare solo voce. E ci parlerai con dolcezza da una finestra nella Torre della Canzone.
Leonard Cohen - Tower of Song (Live, Sunday Night 1989)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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