Cultura

La vecchia contadina, il bravo, la dea: al MarteS il triangolo d’arte di Ceruti

Inaugura domenica 7 maggio al Museo d'arte Sorlini di Calvagese l'esposizione dedicata all'artista settecentesco
CERUTI IN MOSTRA AL MARTES
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Tre capolavori, un’importante lettera autografa, un disegno di studio mai esposto prima d’ora. Intorno a questi pezzi pregiati il MarteS, Museo d’arte Sorlini di Calvagese della Riviera, ha costruito la mostra «Per Diana! Giacomo Ceruti, capolavori tra Lombardia e Veneto» che sarà inaugurata domenica prossima, 7 maggio, alle 14. Un’esposizione di piccole dimensioni (undici opere in tutto), ma una tappa necessaria nel percorso di riscoperta dell’artista settecentesco avviato quest’anno a Brescia, con le mostre in corso nel Museo di Santa Giulia e nel Museo Diocesano.

Anno cruciale

La lettera di Ceruti del 9 gennaio 1973
La lettera di Ceruti del 9 gennaio 1973
Come ha ricordato il curatore Stefano Lusardi nella presentazione di ieri, il museo di Calvagese, nato dalla collezione di opere d’arte dell’imprenditore Luciano Sorlini (1925-2015), custodisce un dipinto fondamentale di Ceruti: la «Vecchia contadina» (1730- 33), «per la sua iconicità ritenuta una delle opere indimenticabili del Settecento europeo». È del gennaio 1733 anche l’unico documento autografo di Ceruti, una lettera ritrovata nell’Archivio di Stato di Brescia dallo studioso Giuseppe Merlo, ed esposta in mostra (la direttrice dell’Archivio, Debora Piroli, è intervenuta all’incontro). Il foglio consente di datare a quell’anno la partenza di Ceruti da Brescia, dove si era trasferito dalla natìa Milano e dove ritrasse i suoi «pitocchi», raggiungendo il vertice nei dipinti del «ciclo di Padernello» attualmente in mostra a Santa Giulia.

Il «Bravo» di Giacomo Ceruti
Il «Bravo» di Giacomo Ceruti
Alla «Vecchia contadina» è accostato un altro potente ritratto cerutiano, il «Bravo». All’avvio del percorso espositivo si ascolta il testo della lettera inedita del 1953 nella quale il conte Fausto Lechi fa riferimento alla scoperta dei due quadri in una collezione franciacortina. Sorlini - racconta Lusardi - li comprò all’asta nel 2007, dopo essersi assicurato che il Comune di Brescia non fosse interessato all’acquisto.

A queste acquisizioni ne seguì in breve una terza, anch’essa enfatizzata dalla mostra: l’imponente dipinto (oltre 12 metri quadri) raffigurante «Diana e le ninfe sorprese da Atteone» (1740-43), parte di un trittico realizzato per il palazzo dei marchesi Calderara a Milano (in due telette di collezione privata i modelli preparatori degli altri teleri). Tutt’altro soggetto e ambientazione rispetto ai «pitocchi» bresciani: è il frutto dei soggiorni di Ceruti a Venezia e Padova, del suo incontro con la grande pittura veneta e con una produzione di matrice più internazionale. Dalla nuova apertura derivò «l’adozione di un colorismo più affabile e vivace, acceso da una luminosità intensa e dispiegata» scrive Francesco Ceretti nel catalogo Skira di cui è curatore. Nello stesso tempo, pur adottando un nuovo linguaggio espressivo, l’artista «rimane fedele a se stesso e alla realtà, come dimostrano le ninfe procaci, i brani naturalistici delle rocce, della vegetazione, i cani estrapolati da modelli incisori ben conosciuti».

Prestiti

Ceretti, che ha ricostruito con cura la genesi della «Diana», sottolinea l’importanza delle opere di Ceruti in quegli anni: «Nulla da invidiare alla grande produzione del periodo bresciano». Nella mostra di palazzo Sorlini il quadro dialoga con un dipinto del veneziano Giovanni Battista Pittoni, «Diana e le ninfe» (1723-25), prestato dal Museo civico vicentino di palazzo Chiericati. Alessandro Martoni, conservatore del Museo, ha certificato ieri che «la collezione Sorlini è nota in tutto il Veneto, ed è considerata un santuario del collezionismo novecentesco di arte antica». Dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano viene un bellissimo disegno di Ceruti finora mai esposto, uno «studio preparatorio per Diana», parte di un codice di 250 disegni.

Il museo

Luciano Sorlini raccolse le opere della sua collezione (quasi duecento) tra il 1968 e la fine degli anni Novanta, concentrando il proprio interesse sulla Scuola veneta e veneziana del Sei e Settecento. Il figlio Stefano Sorlini è oggi presidente della Fondazione che gestisce il MarteS, la nipote Angelica ha curato la segreteria scientifica della mostra. La famiglia è impegnata nella valorizzazione del palazzo e del suo prezioso contenuto: il MarteS - dice Sorlini - vuole proporsi come «un museo nuovo, moderno e aperto ad ogni forma di bellezza, un luogo ove chiunque la possa incontrare e confrontarsi con essa, portandola nel cuore e negli occhi tornando a casa».

Info di servizio

La mostra «Per Diana! Giacomo Ceruti, capolavori tra Lombardia e Veneto» sarà inaugurata domenica 7 maggio, con apertura dalle 14 alle 18, nel MarteS di palazzo Sorlini, in piazza Roma 1 a Calvagese della Riviera. L’esposizione sarà aperta fino al 30 luglio 2023, mercoledì e venerdì 10-15, sabato e domenica 10-18 (ultimo ingresso sempre un’ora prima).

Ingresso 15 euro, comprensivo di visita guidata a mostra e collezione. Prenotazioni al numero 030-5787631, alla mail prenotazioni@museomartes.com e su museomartes.com.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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