La tempesta Vaia rivive nello spettacolo del rapsodo Andrea Pennacchi
Te li vedi davanti agli occhi quei milioni di alberi mentre vengono sradicati dal vento, li senti nelle orecchie mentre urlano il loro dolore, mentre i loro rami volano in aria come aghi di pino. Vedi il cielo grigio, il muro della pioggia che cade, i fiumi che si gonfiano e «vomitano acqua». E distruggono case. E vite.
Vivi sulla pelle le paure di Silvestro, di Agata e Paolo mentre assistono a Vaia, la tempesta. Il diario di quei giorni di fine ottobre del 2018 nel bellunese, in quell’angolo di operoso Veneto, diventano parte del tuo vissuto. Perchè basta la sua voce per dar vita alle storie che racconta.
È la magia di Andrea Pennacchi, moderno rapsodo che riesce a incantare chi assiste ai suoi spettacoli. Come le tante persone che giovedì pomeriggio sono salite al Parco archeologico delle incisioni rupestri di Naquane, a Capo di Ponte, per lo spettacolo «Da qui alla luna», su testo di Matteo Righetti, con accompagnamento musicale dell’immancabile Giorgio Gobbo alla chitarra.
Da qui alla luna. Come la distanza che verrebbe raggiunta mettendo uno in fila all’altro i sedici milioni di abeti rossi che Vaia ha distrutto. «Otto volte il giro del mondo». Con il legno dei quali si sarebbero potuti costruire un miliardo e mezzo di strumenti musicali. «Foreste, boschi, vallate, spazzate via», conseguenze dei cambiamenti climatici troppo spesso ignorati o minimizzati.
«Sedici milioni di buoni motivi per portare in giro lo spettacolo», come Pennacchi spiega in apertura. In un anfiteatro naturale, sotto le fronde degli alberi che stormiscono ad una fresca aria di temporale che si limita a qualche goccia di pioggia, attorniate da pietre che raccontano la storia di millenni passati, circa trecento le persone che hanno assistito allo spettacolo inserito nella seconda edizione di «Voci Umane. Musei e Teatro di Narrazione», festival promosso dalla Direzione regionale Musei Lombardia e ideato da Emanuela Daffra, pure lei presente. Trecento persone che con un lungo applauso hanno poi salutato il grande narratore, prima di lasciare l’incanto e di scendere a valle, forse più consapevoli e, di certo, più arricchite.
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