Cultura

«La penultima magia», una fiaba per piccoli e grandi

Un paese, una bambina, una fata per imparare a accettare l'altro
La copertina de «La penultima magia» - © www.giornaledibrescia.it
La copertina de «La penultima magia» - © www.giornaledibrescia.it
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Cosa c'è di meglio di una fiaba col suo realismo fantastico, col suo fascino e le sue capacità affabulatorie come lettura in un momento di inquietudine e timori per il futuro come quello di quest'anno segnato dal coronavirus? Come gli artisti veri Tiziano Scarpa lo ha avvertito subito se questo suo libro è uscito dopo la fine del lockdown e crediamo quindi sia stato scritto prime e durante l'allarme Covid, sorprendendoci per la novità della lingua, della narrazione, del genere in cui personaggi e situazioni tradizionali, quando c'è una fata di mezzo, si fondono col presente, con anche venditori di telefonini che fumano sigarette elettroniche e i problemi del nostro mondo sempre sospettoso verso il diverso e che rischia di autodistruggersi per poca attenzione alla natura.

Questa, ambientata a Solinga, dove i lampioni la notte camminano e fanno la ronda mentre le caffettiere preparano da sole la colazione, è infatti una fiaba leggera, sentimentale, poetica e, come tale, morale, ma non moralistica, anche perché mai didascalica, anzi divertente e con vari colpi di scena, creata, scritta in modo da piacere non solo ai più giovani, ma anche agli adulti che hanno amato gli altri libri di Scarpa, apparentemente molto diversi, da «Occhi sulla graticola» del 1996 a «Stabat mater» che gli valse lo Strega nel 2009, e in specie i successivi. La verità è che a Solinga, a fin di bene e per semplificare la vita di tutti, le cose hanno preso la mano alla fata Renata che ha compiuto millantaquattro anni, spaventando i suoi compaesani, che la costringeranno a tornare sui suoi passi e quindi a misurarsi con una vita meno magica se vuol riottenere l'affido della sua piccola amatissima nipotina Agata. Naturalmente non è tutto così semplice e a una fata mancano tante semplici informazioni basilari, non avendo mai avuto bisogno di imparare tanti piccoli gesti e azioni quotidiane, sapendo piegare le cose al proprio volere. In compenso ha tante risorse, che vanno dal rifugiarsi in un sogno alla forza che dà l'amore in una vicenda in cui il confine tra immaginazione e realtà sfuma e si sposta continuamente.

Ma soprattutto c'è l'amore e la vitalità di una bambina che saprà spingerla a misurarsi col nuovo, a sperimentare: «La cosa più difficile da imparare era come farsi voler bene dalla gente, a cominciare dalla sua nipotina. Agata infatti non era una cosa, era una persona. Anche questo era un fatto molto strano, forse il più strano di tutti. Per nonna Renata era motivo di continue sorprese e imprevisti».

Una storia che si fa leggere, complessa e ricca, tra momenti di felicità e altri di gran dolore, con al centro il bisogno di Agata di andare alla ricerca di una sorella che sente perduta con un viaggio e mappe misteriose su per l'impervio e temuto Monte Macigno, naturalmente sempre assieme all'inseparabile gatto Misfatto sino al punto segnato come 'horribilis origò. E tutto incontrando i personaggi più diversi, dal sindaco Pierpippo di Solinga a Donatella del gruppo dei Riparatori, sino a una affascinate e spaventata sirena in un lago. Una fiaba alla fine, magari con più verità di tanti racconti assolutamente realistici, e di cui è uscita assieme anche una versione audiolibro (Il Narratore - Audible.it), che si avvale della bella voce insinuante di Rita Savagnone.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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