«La passione teatrale» in cui coincidono leggerezza e profondità
«Sono entrata in punta di piedi nel camerino di Anna Proclemer...». E noi con lei, Paola Carmignani, per vivere l’avventura del suo nuovo libro, «La passione teatrale» (laQuadra editore), che sarà presentato il 4 ottobre, alle 17, a Librixia.
L’incontro fra la mitica attrice, moglie di Vitaliano Brancati e compagna di Giorgio Albertazzi, e la cronista agli esordi, che ha il teatro nel cuore, ci pare lo snodo di un lungo cammino. «Mia mamma - spiega Carmignani - aveva una grande passione per il teatro...». E al suo fianco, Paola muove i primi passi. E prova sconvolgenti emozioni: non parla per una settimana dopo aver visto Johnny Dorelli in «Aggiungi un posto a tavola». Era il teatro vero: colori, luci, ballerini, scena girevole e voce di Dio fuori scena.
Poi le stagioni al Grande: dalle poltrone d’orchestra si vedeva lo sguardo dell’attore, ma bisognava allungare il collo per ammirare le elegantissime scarpe delle attrici. Intanto sogna di salire sul palco. Una prova d’ammissione alla scuola del Piccolo di Milano e un passaggio al Cut di Emo Marconi e Mina Mezzadri, la portano all’inesorabile conclusione: «L’Arte Drammatica poteva vivere senza di me, non io senza di lei... È dunque per avere libero accesso ai camerini che sono diventata giornalista».
Dopo quarant’anni di militanza e saldamente sulla breccia come critica teatrale del Giornale di Brescia, vuole dare ragione della sua passione, tanto più ora che per giornalisti e attori, i rispettivi mestieri sono diventati «più angusti e stretti»: «Ho cercato il segreto degli attori, osservando i loro oggetti sul tavolo da trucco, guardandoli negli occhi. Creature sensibili, violini pronti a suonare».
Ed eccola, dunque, titubante e curiosa, sulla porta del camerino della Diva. Per scoprire che «ogni sera, prima di entrare in scena, l’attore compie i suoi riti. Anna Proclemer foderava i camerini con cuscini e drappi viola. Indossava una morbida vestaglia viola. Una sfida aperta alle superstizioni dei teatranti». Degna figlia della Duse, accarezzando l’inseparabile pechinese, in un giorno di scoramento, confessa: «Sono rimasta un’asociale».
Attraverso le interviste ai miti, la Carmignani ripercorre le stagioni del teatro nazionale passato tra gli stucchi rosso-oro del Grande, il Sociale «uscito dalla fantasia di Enrico Job», il Santa Chiara, l’Odeon e il Vittoriale. Il suo inconfondibile tratto conquista l’intervistato, che abbassa la guardia. Lungo il tragitto si incontra Pupella Maggio vestita da soldatino, nei suoi occhi «la stanchezza e il dolore dell’umanità». Si incrocia Rossella Falk, «ammirata ma mai amata»: sostiene d’essere una «donna semplice», anche se ammette di divertirsi un mondo a fare la «cattivissima». Sorprende, Milva la Rossa, che chiede d’essere accompagnata a visitare la cattedrale, e ne resta incantata. Donna fragile dietro la maschera altezzosa: «Macché pantera, somiglia piuttosto a un gattino che ha le unghie, ma non per fare male».
Giorgio Albertazzi, al ristorante del Master - carpaccio, verdura e caffè - sorride: «Non fumo, non bevo alcol, sono quasi totalmente casto e mangio poco: mi scateno la sera a teatro». Valeria Moriconi si confida davanti a un tè fumante, al Vittoria. Paola Carmignani entra nel complesso rapporto fra Giuliana Lojodice ed Aroldo Tieri e riesce a confessare Franca Nuti, in una magica serata a Chiari, recuperata quasi per miracolo da una vecchia registrazione.
Mille gli aneddoti negli incontri con Lauretta Masiero, Ave Ninchi, Giulia Lazzarini, Ferruccio Soleri, Gian Carlo Dettori, Valentina Fortunato, Giorgio Gaber, Lilla Brignone. Piera Degli Esposti sembra levarsi da terra: «Una grande attrice si riconosce dalle metamorfosi di cui è capace».
Gianrico Tedeschi appare, a 96 anni, «con un che di inossidabile nella svagata gentilezza del suo porsi». Mariangela Melato «scioglie la sua forza e determinazione in una dolcezza struggente»: spuma del mare, bicchiere di champagne, volo di aironi.
Deliziose pagine sono dedicate ai critici, ai tecnici, agli scherzi. E agli immancabili momenti imbarazzanti d’una serata a teatro: il rumore della caramella da scartare e l’assopimento in agguato. A proposito di Albertazzi, scrive: «Aveva raggiunto una leggerezza che coincideva con la profondità». Giudizio che proporremmo, pari pari, anche per Paola Carmignani e la sua «passione teatrale».
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