La «Mille Miglia dimenticata» e gli scatti «per non dimenticare»: Biesse è in edicola con il GdB
La Mille Miglia, gloria della nostra città, e la Strage di piazza della Loggia, tragedia che colpì il cuore di Brescia 50 anni fa. Ruota attorno a questi focus il numero 22 di Biesse, il periodico trimestrale edito da Fondazione Negri e dedicato alla storia della provincia bresciana. Il fascicolo è in edicola in abbinamento con il Giornale di Brescia a 8 euro (più l'acquisto del quotidiano).
Tra le pagine anche tante curiosità spicciole di vita e operatività vissuta, perché – affermano nell’editoriale d’apertura l’editore Mauro Negri e il direttore Marcello Zane, citando Tolstoj – «per studiare la storia dobbiamo sostituire completamente l’oggetto della nostra indagine, lasciare in pace i re, i ministri e i generali, e studiare quegli elementi omogenei e infinitesimali che condizionano il nostro comportamento».
Freccia Rossa
Ecco allora la copertina dedicate alla «corsa più bella del mondo». Non quella degli anni gloriosi, però, ma la «Mille Miglia dimenticata» del 1958, l’anno successivo al tragico incidente che costò la vita a De Portago e Nelson e a nove spettatori. Tra polemiche e contestazioni, sul tragitto Brescia-Trieste-Brescia attraverso anche le Dolomiti, e senza i «bolidi» della Freccia Rossa si sperimentò la prima gara di regolarità, format moderno della corsa.
Dal giugno 1958 al tragico 28 maggio 1974. La memoria della Strage è affidata alle potenti immagini che Silvano Cinelli, apprezzato fotografo bresciano quel giorno in piazza per immortalare la manifestazione sindacale, si trovò a scattare ai corpi straziati, al marmo sbrecciato, ai volti sgomenti di chi fu testimone dell’attentato fascista.
Ma la rivista offre anche altri affondi. C’è l’imprenditoria, dall’attività del maglio Bottazzi di via del Manestro a San Bartolomeo (ora sezione del Musil) dove i «parolotti» forgiavano pentole, secchi e i tradizionali paioli per la polenta. E la storia, tra artigianato e design, della ditta Gaeti, dinastia di mobilieri che arredarono le case della borghesia cittadina dalla metà del XIX secolo per tutto il Novecento. Ma pure le fabbriche di laterizi (a metà Ottocento ben 55 fornaci in provincia) elementi edilizi in cui la forma corrisponde alla funzione. E le vetture a carbone e a gas: la ricerca delle energie alternative non ha tempo.
Nel verde
Si avvicina l’estate, e si parla di tempo libero. Dove cercavano il fresco i bresciani di decenni fa? In Maddalena, dove si arrivava in funivia, e dove le immagini documentano la ristrutturazione delle Cavrelle ma pure la neve per sciare d’inverno (c’era pure uno ski-lift).
I ragazzi andavano in colonia (e in cura) a Valledrane, in territorio di Treviso Bresciano, dove una caserma fu riconvertita ad hoc. Chi arrivava sul lago di Ledro, ad ammirare le ritrovate palafitte, poteva farlo in automobile, come documentano alcune belle immagini. E chi si avventurava in montagna poteva raggiungere, al colle di San Fermo sopra Borno, il rifugio «Nino Coppellotti», intitolato all’eroico caduto della Grande Guerra e consigliere del Cai di Brescia, dopo la ristrutturazione nel 1921. Per chi restava in città, Campo Marte fu trasformato da area per le esercitazioni militari in parco pubblico.
Sul Sebino si racconta la storia dell’Isola di Loreto, con il castello creato nel 1900 in stile neomedievale dall’architetto Luigi Tombola. Sul Garda, chi si ricorda della seggiovia? Da Salò a metà costa del monte San Bartolomeo, funzionò dal 1958 al 1960.
Infine, le immagini della Brescia che cambia e che fu: la Montagnola sotto il Castello prima dell’apertura della Galleria, e via Crispi. Il personaggio da riscoprire è Paolo Chimeri, musicista gardesano scomparso nel 1934.
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