Cultura

La Crisi di Luglio oltre quota 10.000 su YouTube

Commenti «cattivi» accanto a quelli positivi sul video pubblicato su YouTube
La Crisi di Luglio, Vacanze a Rimini
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Una crisi che... promette bene. Ha sfondato quota diecimila il numero di visualizzazioni su YouTube del videoclip di «Vacanze a Rimini», il singolo de La Crisi di Luglio che fa da apripista all’ep, intitolato «In netta ripresa», che verrà pubblicato dalla Warner agli inizi di settembre.

Il duo pop bresciano - formato da Daniele Ardenghi e Andrea Podestani - accasatosi con una major può, così, dire di essere partito con il piede giusto, nell’attesa (o, quantomeno, con la speranza) che anche la programmazione radiofonica regali gli stessi positivi riscontri.

Il brano ha tutte le caratteristiche del potenziale tormentone agostano, grazie ad un ritornello per il quale le definizioni (catchy, orecchiabile, contagioso, virale...) si sprecano e, al contempo, ruotano tutte attorno al medesimo concetto della irrefrenabile presa.

«Vacanze a Rimini» viene definito uno spaccato dei soggiorni in Riviera, con la «Gazza» (che sta per Gazzetta dello Sport) e il cappuccino; ma anche con il ricordo della strage, quella di Bologna del 2 agosto 1980, che ferì l’Italia proprio mentre la gente era in spiaggia. Qualcuno, forse, storcerà il naso, per l’accostamento, ma Ardenghi e Podestani hanno già chiarito che quelle evocate sono «immagini giustapposte d’estati italiane. Serenità e tragedie fanno parte entrambe di ciò che siamo».

Sta di fatto che questo è un singolo «divisivo», con il pollice verso che compare in un rapporto di uno a quattro rispetto ai «like» e con commenti assai cattivi accanto a quelli molto positivi.

Una spiegazione, probabilmente, c’è. Daniele e Andrea sono cresciuti a pane e Blur, pirlo e Oasis..., ma il trattamento che di «Vacanze a Rimini» è stato fatto rimanda più agli 883. E un certo tipo di pubblico, probabilmente, non può ammettere - soprattutto con se stesso - che un pezzo così è irresistibile. Il rifiuto, allora, è un modo per provare ad allontanare da sé l’«infettività» dell’inciso. Ma c’è poco da fare. Questo è un ritornello che si insinua nella testa. E ci resta. E riaffiora continuamente. Tanto vale rassegnarsi - o, meglio, goderne - subito.

Maurizio Matteotti

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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