Cultura

La Cina dice no a Justin Bieber: cattiva condotta

A differenza dei milioni di fan sparsi per il mondo, la Cina non è disposta a chiudere un occhio su Justin Bieber
AA

A differenza dei milioni di fan sparsi per il mondo, la Cina non è disposta a chiudere un occhio su Justin Bieber, le intemperanze e il «cattivo comportamento» tenuto in passato, nonostante il riconosciuto talento della giovane popstar canadese.

Almeno per ora, nessun visto e nessun concerto nel 2017, ha motivato la Divisione cultura della Municipalità di Pechino, stroncando le aspettative e l'impazienza delle ammiratrici (le «Beliebers») in risposta alle continue richieste di chiarimenti.

«Perché i fan della Cina continentale non hanno il diritto di poterlo apprezzare?», ha chiesto ad esempio He Wenrui. A stretto giro la replica, postata sul sito della Divisione, ha rimarcato che la decisione era stata presa nell'interesse «degli standard imposti, dell'ordine e della necessità di fare pulizia» sulle esibizioni artistiche locali. Il «cattivo comportamento», incluse vita privata all'estero e condotta mentre era in Cina, ha causato «scontento pubblico».

Insomma, un esempio per le giovani generazioni del Dragone. Bieber, definito «un giovane cantante straniero di talento e anche controverso», ha tenuto nel 2013 una serie di concerti tra Pechino, Shanghai e Dalian, ma questa volta dovrà saltare la tappa cinese del suo «Purpose World Tour» del 2017, parte della tournee mondiale ribattezzata «tour mondiale delle scuse» per riconciliarsi coi milioni di fan dopo le passate azioni.

Un rapido successo, da YouTube ai grandi palcoscenici intorno al mondo, da ragazzo acqua e sapone a «bad boy» che canta a squarciagola canoni come «Baby» e «As Long As You Love Me». Tra concerti cancellati, selfie e post sui social network, sono spuntati gli scandali: su tutti l'arresto del 2014 perché ubriaco alla guida di una Lamborghini.

Un episodio di cui ha dato conto lo scorso mese su Instagram, ammettendo che la galera «non è un posto figo dove vivere». Non sono mancati poi assalti e atti di vandalismo. Nel 2013, in Cina, finì nel mirino per le foto con le guardie del corpo alla Grande Muraglia o le quelle con lo skateboard per le strade di Pechino. Nel 2014, l'ira cinese nei suoi confronti fu maggiore quando a Tokyo si recò allo Yasukuni, santuario shintoista contestato da Pechino dove il Giappone onora i caduti di guerra, compresa una dozzina di criminali di Classe A del Secondo conflitto mondiale. «Se ho offeso qualcuno sono molto dispiaciuto - scrisse sul caso su Instagram -. Amo la Cina e amo il Giappone». Tuttavia, non è mai troppo tardi per «maturare», visti anche i suoi 23 anni. La Divisione cultura ha infitto precisato che «con fiducia Justin Bieber migliorerà costantemente le sue parole e le sue azioni nel suo percorso di crescita, diventando veramente un cantante amato dal pubblico».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato