Cultura

La caccia alla Corona di Erode dalla Palestina alla Mille Miglia

Esce a gennaio per Bonelli «La corsa del Lupo», la nuova graphic novel del bresciano Gigi Simeoni
  • Le tavole del fumetto «La corsa del lupo»
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Piazza Vittoria, maggio 1947: le auto sono in bella vista, mentre i bresciani si godono lo spettacolo in una giornata di sole che sembra scacciare sempre più lontano le ombre della guerra. È la ripartenza della Mille Miglia, un aereo sorvola la città senza bombe da sganciare, ma con uno striscione pubblicitario: Gomme Pirelli. 

Probabilmente non convinceremo mai Gigi Simeoni a cedere l’originale di questa magnifica tavola, quindi meglio ammirarla dove si può: tra le immagini di questo articolo, ma soprattutto nelle pagine de «La corsa del lupo», la nuova graphic novel che il fumettista bresciano ha realizzato per la Sergio Bonelli Editore. Un lavoro che ronzava nella testa dell’autore da una decina d’anni e proposto ora in tre parti, con la prima puntata in vendita dal 10 gennaio e le due successive a febbraio e marzo.

«Nella terza parte ci sono alcune scene ambientate a Brescia in occasione della partenza della Mille Miglia del 1947 - dice Simeoni -. Ora non posso rivelare nulla, ovviamente, ma basta sapere che la gara rientra a pieno titolo nelle strategie narrative».

Strategie che ruotano attorno a un MacGuffin, come si dice in gergo narrativo, un oggetto cioè che serve a far scorrere gli eventi. Parliamo della Corona di Erode il Grande, un cimelio «che passando di mano in mano tra ufficiali nazisti, collezionisti ebrei, liberatori inglesi, banchieri svizzeri e partigiani italiani semina una lunga scia di terrore e morte».

Messa così, viene da pensare a Indiana Jones, in cui per Simeoni si può «trovare la miccia, ossia i pretesti che danno il via alla storia: l’ossessione di Hitler per alcuni oggetti che riteneva capaci di donare particolari poteri a chi li possedeva». Ma se il clima è avventuroso, il tono con cui l’autore affronta l’epoca a cavallo tra la Seconda Guerra Mondiale è assolutamente serio, frutto di «un totale assorbimento» nei drammi di quel periodo, di «uno sprofondare sistematico, quotidiano, in un'epoca passata ma ancora terribilmente presente».

Simeoni, fumettista a tinte noir e horror, stabilmente nella squadra degli autori di Dylan Dog, si è documentato a lungo per intrecciare le vicende storiche alla trama avventurosa. Una ricerca necessaria anche per ricostruire con accuratezza ambienti e personaggi, tra libri, consulenti e non solo: «Il sottopalco del teatro Metastasio di Prato, che nella mia storia è il Quartier Generale di un gruppo di giovani partigiani, l'ho scoperto, verificato e ritratto andandoci di persona». Vista la delicatezza del contesto, Simeoni ha trovato il modo di prendere le distanze, per così dire, narrative: «Per evitare di pestare i piedi a qualcuno, ossia di raccontare dei fatti inventati ma troppo simili a qualcosa di realmente accaduto, ho inventato un paese inesistente, Campomediano, e lì ho collocato la strage che segue a una rappresaglia delle SS. Anche quando dovevo dare un volto, un nome e un cognome ai personaggi della storia come i partigiani, gli infiltrati e i traditori, o il podestà, ho sempre indugiato e fatto ricerche per non incappare in omonimie».

I fili del racconto si dipanano tra Palestina, Svizzera, Toscana e, per l’appunto, la nostra città, con alcune chicche storice. «In un articolo dell'epoca del Giornale di Brescia avevo letto che quando passavano gli aeroplanini della stampa sopra Piazza Vittoria durante la punzonatura, molte persone scappavano istintivamente sotto i portici di via Dieci Giornate credendo di sentire l'arrivo di Pippo, il famoso ricognitore che durante la guerra annunciava il passaggio dei bombardieri alleati».

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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