Cultura

Johannsson: «Dopo 30 anni a Desenzano torno in Islanda»

La scena italiana «non guarda più alla qualità» e per il tenore c’è più lavoro nel «suo» Nord
Un nuovo incarico. Kristjan Johannsson insegna canto al Conservatorio di Reykjavik
Un nuovo incarico. Kristjan Johannsson insegna canto al Conservatorio di Reykjavik
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Kristjan Johannsson, tenore d’aurea carriera, bresciano d’adozione, dopo trent’anni da noi - a Desenzano - è tornato tra i geyser della natia Islanda, forzato dalla situazione della musica lirica, tanto bene messa a fuoco dal tenore Mario Malagnini nella nostra intervista di lunedì 27 agosto. E, paradossalmente, l’estremo Nord, alla fine, è risultato più «opportuno» della stessa patria del «Belcanto».

Johannsson ha calcato i maggiori teatri del mondo, ha vissuto stagioni in Cina cantando Aida perfino nello stadio di Pechino con 3mila e 600 soldati in sfilata, agli squilli della famosa marcia, ripetuta tre volte per consentire la conclusione della sfilata stessa all’esercito di Radames. Kristjan ha appena varcato la soglia dei settant’anni, nella fortuna - assicura - d’avere la voce intatta (peraltro dal timbro ormai introvabile fra i tenori drammatici) e vive una stagione di lavoro su più fronti come conferma nella cordiale conversazione vie etere.

«Sono felice - conferma - la scelta di tornare in Islanda si è rivelata giusta per il lavoro: insegno canto al Conservatorio di Reykjavik, ho una ventina di ragazzi che studiano con me, anche se quelli con prospettive sono sei-sette, un paio di baritoni, in particolare...

D’accordo, ma il canto?

Ho appena concluso alcune recite di Tosca, il 2 dicembre terrò per il decimo anno consecutivo il Concerto di Natale a Reykjavik con cento coristi e 65 orchestrali, ma soprattutto sono già programmate quattro recite di Otello qui in Islanda ed altrettante a Portland, in California, Così come sarò in concerto in Svezia e in Norvegia.

Altri impegni?

Ho molta soddisfazione in veste di «maestro vocale» della Compagnia musicale americana dell’Università del Michigan, 150 elementi fra orchestrali e voci. Nel giugno scorso siamo stati tre settimane fra Rimini e S. Marino dove abbiamo replicato Così fan tutte, di Mozart e Lucia di Lammermoor di Donizetti. A Rimini abbiamo recitato nel Teatro della Fiera, a S. Marino all’aperto. L’anno prossimo la tournée è programmata in Germania.

E l’Italia?

Dal punto di vista lavorativo non ci sono sbocchi: tutto si riduce a contenere i costi, non importa se i cantanti non sono validi, se sono fuori ruolo, se la qualità è dimenticata. E allora mi resta la nostalgia del bellissimo clima gardesano, degli amici bresciani che mi hanno sempre seguito. Ma, paradossalmente, il lavoro per me è al Nord. Ovviamente, sono prontissimo a recitare in Italia davanti a proposte dignitose.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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