Jet Set Roger: prima Lovecraft e poi il proto-punk
Il cantautore bresciano in dirittura d'arrivo col suo nuovo concept album (e fumetto) sullo scrittore horror. E in futuro...
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Si parte da «Rovigo» e si finisce con una domanda: «Cosa è stato?». Dentro, in dodici tappe, c’è spazio per un cantautorato «alla Paolo Conte», per il pop-rock, per il soul e piccoli panorami prog.
Dentro, ancora, c’è già il genio di Andy Rourke degli Smiths: «Ha suonato un grande basso, che però ha poco a che fare con il suono degli Smiths». Il nuovo disco di Jet Set Roger prende corpo d’estate. Il cantautore anglo-bresciano sta realizzando un concept album sullo scrittore horror americano H. P. Lovecraft e su un suo viaggio in Italia, nel Polesine, dove trasse l’ispirazione per realizzare il «Ciclo di Cthulhu». Un progetto che potrebbe diventare disco indie bresciano dell’anno. Per ora ha solo un titolo di lavoro scherzoso, «Lovecraft By The Po».
Uscirà sotto forma di disco-fumetto. Il tutto sarà impreziosito dai disegni del serbo Aleksandar Zograf. In questi giorni Roger entrerà nella parte finale delle registrazioni con le ultime take, tra cui quelle di Marco Pirroni, chitarrista e polistrumentista inglese d’origine italiana, già personaggio chiave della scena new romantic d’Oltremanica. «Per questo album, ed è una prima volta, ho deciso di spogliarmi della produzione artistica. L’ho affidata a Marco Franzoni (produttore e musicista bresciano di comprovata efficacia, recentemente al lavoro con Omar Pedrini, ndr). Ha limato tutte le ridondanze della mia scrittura e ha contribuito in modo decisivo a dare una cornice pop a tutto l’album».
La maggiore difficoltà nella realizzazione di questo disco? «Mi ero accorto di essere prolisso - confessa Jet Set Roger -. È il rischio che si corre quando in un album vuoi raccontare una storia. In questo caso, quella di Lovecraft nel Polesine. Le parole prendono il sopravvento sulla musica e i ritornelli non sono più a fuoco. Il lavoro di Franzoni è servito anche a rimettere tutto in ordine». Con Rourke in studio (è successo a marzo) «è stato una favola. Il suo basso è grandioso e chiacchierare di tutto con lui, che ha suonato in una delle band più grandi di sempre, è stato davvero molto divertente».
Roger è uno che non si ferma. E ha già in mente la fisionomia del successore di questo concept. Sarà «un disco di cover in versione proto-punk di brani italiani. Da Concato alle Orme». Immaginate un po’...
Daniele Ardenghi
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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