Intrighi, stragi e razzismo: i fantasmi dell'impero in Etiopia
Scheda Libro
TITOLO I fantasmi dell’Impero
AUTORE Marco Cosentino, Domenico Dodaro, Luigi Panella
CASA EDITRICE Sellerio
PAGINE 542
PREZZO 15,00 €
Un romanzo storico per raccontare le miserie e gli orrori della guerra coloniale italiana in Etiopia. L’occupazione, le stragi, il razzismo, il disprezzo verso le popolazioni locali; gli intrighi e le rivalità fra l’Esercito e le Camicie Nere, fra i gerarchi e i generali, le autorità militari e quelle civili, fra la monarchia e il fascismo, ognuno in cerca di grosse porzioni o anche briciole di potere, secondo il ruolo.
A spese di chi viene considerato carne da cannone, si tratti dei nostri fantaccini, dei patrioti ribelli etiopi, dei «selvaggi» da civilizzare. Un romanzo ben scritto, accattivante, che - fra storia e fantasia - illustra meglio di tanti manuali cosa abbia voluto dire il colonialismo italiano in Abissinia. A smentire (ma ce n’è ancora bisogno?) il mito di italiani, brava gente.
Tre amici, Marco Cosentino, esperto di relazioni internazionali, Domenico Dodaro, avvocato d’affari, e Luigi Panella, avvocato penalista, hanno scritto a sei mani «I fantasmi dell’Impero». È un romanzo d’esordio riuscito, frutto di un parto durato tre anni fra ricerche e stesura per una vicenda che pesca la sua origine dagli archivi grazie alla passione di Panella verso le carte polverose. Fra le sue mani, nei fascicoli del Ministero dell’Africa Orientale Italiana, sono capitati i documenti relativi ad una inchiesta, rimasta segreta, sui crimini di guerra compiuti nell’Etiopia occupata, condotta da un magistrato militare che ha indagato sulle responsabilità di un ufficiale, Gioacchino Corvo. Da qui, mescolando fantasia con fatti e personaggi veri, è nato il romanzo.
Febbraio 1937. Pochi giorni prima il viceré di Etiopia Rodolfo Graziani è scampato ad un attentato, a cui è seguita una feroce repressione con massacri indiscriminati contro la popolazione e il clero locali. Il Paese, al contrario di quanto afferma la propaganda in Italia, è tutt’altro che pacificato. Il tenente colonnello Vincenzo Bernardi, su ordine di Graziani, deve fare chiarezza su cosa sta accadendo nel Goggiam, regione ribelle nel nord.
I sospetti gravano su Corvo, responsabile di esecuzioni sommarie contro i notabili locali, che avrebbero provocato la rivolta. Bisogna interrogarlo, capire se ha fatto di testa sua oppure se esiste un raffinato disegno per indebolire l’immagine (e il potere) di Graziani, precostituendo un motivo per sostituirlo: ma è un compito arduo visto che Corvo si trova bloccato in una località del Goggiam, sotto l’attacco dei ribelli. Con Bernardi partono il sottotenente Vittorio Valeri, al comando dell’autocolonna, e un plotone di «penne di falco», un corpo di ascari eritrei al servizio degli italiani, soldati duri, esperti, fedeli.
Sconfitti. La missione dovrebbe essere segreta, ma così non è. Durante il viaggio da Addis Abeba al Goggiam qualcuno cerca di uccidere il magistrato. La sua è un’inchiesta scomoda per qualche pezzo grosso del regime, in Etiopia come in Italia, che vuole fermarlo. La colonna Bernardi si aggrega ai battaglioni inviati dal Governo coloniale per stroncare la rivolta. In verità, ad essere ricacciati indietro saranno gli italiani, battuti dai patrioti etiopi grazie anche all’inettitudine dei nostri generali.
Un classico delle guerre italiane, in cui spesso l’incapacità dei comandanti ha mortificato il coraggio dei soldati. L’inchiesta di Bernardi è un giallo nel giallo. Svela intrecci velenosi nelle alte sfere del potere, complicità, odi, intrighi che coinvolgono il regime e la corona. Storie - se non vere - verosimili. I fantasmi di un impero di carta, durato sei anni, in cui gli italiani hanno dato il peggio di se stessi. La scrittura e il racconto sono fluidi, ogni pagina lascia il lettore con la voglia e la curiosità di sapere cosa accade nella successiva. Senza mai dimenticare che la trama vive di fantasia, ma il contesto è reale.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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