Inaugurata l'edizione «Capitale» del Brescia Photo Festival
Il Brescia Photo Festival 2023 (alla sua sesta edizione) ha inaugurato ufficialmente. Dopo le due anteprime delle scorse settimane («Cose mai viste» di Gianni Berengo Gardin al Ma.Co.f e «Nomad in a beautiful land» di David Lachapelle per Giacomo Ceruti in Pinacoteca Tosio Martinengo), il festival bresciano dedicato al mezzo fotografico ha aperto le prime mostre. Secondo il direttore artistico Renato Corsini, possono diventare un antidoto all’intelligenza artificiale (se non per combatterla, per rallentare un pochino la sua espansione): «La fotografia si confronterà a breve con questa nuova forma. Alla faccia di ciò che esponiamo e in barba agli archivi, l’Ai inventa tutto, anche le fotografie. Non si tratta di ritocchi del reale, ma di una fotografia che non ha più nulla di vero. Spero che questo Festival diventi un invito a non cedere così facilmente, restando un po’ analogici».
Analogico è anche il tema dell’edizione, «Capitale», che Fondazione Brescia Musei, Ma.Co.f, Skira e tutti i protagonisti coinvolti hanno declinato soprattutto seguendo uno dei temi di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura, ovvero «Città come natura». Le altezze naturalistiche sono il soggetto della mostra inaugurata al Museo di Santa Giulia, «Luce della montagna», che sarà visibile fino al 25 giugno prossimo (info e biglietti su bresciamusei.com), mentre la natura più labile, sofferente e terrificante è al centro dell’esposizione «Natura fragile» negli spazi del Ma.Co.f in via Moretto (visibile al pubblico dal 25 marzo al 18 giugno con biglietto d’ingresso 5 euro comprensivo di tutte le mostre in corso).
Luce della montagna
Natura fragile
Al Ma.Co.f, invece, la fragilità della natura è interpretata attraverso gli scatti reportagistici di alcuni fotogiornalisti italiani. Tra loro, Giorgio Palmas documenta l’alluvione del Polesine del 1951, Giorgio Lotti i disastri dell’Arno a Firenze nel 1966, Aldo Durazzi e Renato Corsini il terremoto del Belice nel 1968 e del Friuli nel 1976 e, infine, Giorgio Salomon la tempesta Vaia del 2018. Conclude il tutto un’installazione provocatoria di Mirko Zoccarato.
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