In mostra il «Voloaraso» di Fabio Bix
Foglie accartocciate che si fanno dirigibili in un cielo d’asfalto. Oppure, bocche scarlatte appese a un volto nero-catrame. Frammenti di bottiglia che si riscoprono volatili dalle ali spiegate sulla fredda terra. E ancora: un tovagliolo appallottolato che si tramuta, nella magia casuale delle pieghe, in un volto barbuto, quasi il ritratto di un vecchio d’Oriente in fogge cubiste.
Vai a sapere quante suggestioni avrebbero da offrire le mille forme, gli infiniti oggetti che la città riversa su se stessa, abbandona sulle proprie strade, lascia come tracce lungo i propri marciapiedi. Già, perché è proprio a questi che ha rivolto l’obiettivo - lo ribadisce quasi fosse una rivendicazione di libertà: quello del suo cellulare - Fabio Bix, artista poliedrico, già autore di due opere di narrativa e da un quinquennio alle prese con una sperimentazione senza sosta, confluita negli ultimi mesi nel progetto «Voloaraso - Il mondo nei marciapiedi della città». Quel progetto che - in immagini e parole - ha proposto da ottobre sul sito del Giornale di Brescia (e tuttora consultabile all’indirizzo dedicato voloaraso.giornaledibrescia.it).
«Fotografo di tutto, sui marciapiedi: cartacce, bucce di banana, guanti e bicchieri di plastica rotti, macchie e buchi tappati da tappi di birra, persino schitte che somigliano a certi quadri di Pollock, se sai guardare oltre la "verità"». Lo racconta Bix stesso, nella sua presentazione online del progetto ora divenuto mostra, presupposto del quale resta una convinzione che supera ogni ingenuità. «Io non mi faccio fregare: so che la verità ha spesso la consistenza di una foglia» spiega lapalissianamente, raccontando l’episodio che ha dato il via a tutto, quando scorse la foglia «rossa rossa» a terra in via San Faustino.
In altre parole, è un’estetica del marciapiede quella che Bix cerca e trova dispersa lungo le strisce d’asfalto della Leonessa, in cui riscopre un mondo fatto di forme che indaga e reinventa con l’occhio ludico del bambino, a creare un universo minimo tutto da interpretare. E nelle quattro sale al primo piano del Museo Diocesano, in cui è allestita la mostra, i trentadue soggetti immortalati da Bix tornano a popolare due neri marciapiedi, ricreati a terra con un bitume fatto di moquette: rieccoli là dov’erano oggetti e frammenti di quotidianità dimenticata, ora riprodotti in grandi formati, ora rimpiccioliti sullo sfondo di trame urbane da cartografia catastale.
Il lavoro di Fabio Bix, illustrato nell’allestimento dal testo critico di Michele Venturini, si accompagna poi ad una mostra nella mostra. Vale a dire una sezione, che in una quinta sala, propone trenta scatti, selezionati tra gli oltre 150 inviati dai lettori del Giornale di Brescia e dagli utenti dell’edizione online www.giornaledibrescia.it nell’ambito del progetto «Insolita Brescia», nato a corollario del «Voloaraso» di Bix: immagini - sintesi algoritmica in pixel e colori di istanti curiosi e inconsueti, di scorci e prospettive alternativi della città che ogni giorno ci è dinnanzi - che si sono moltiplicate come una sorta di atto d’amore digitale tributato alla Leonessa. Così da mostrare al visitatore una Brescia nella Brescia, una città diversa da quella che a colpo d’occhio ci si propone ogni giorno. Dieci gli autori di queste fotografie: Lionel Abrial, Silvia Albrici, Sara Apostoli, Silvia Battagin, Bernardini, Beatrice Bovalina, Enrico Capoferri, Andrea Cibaldi, Marcello D'Adamo e Giovanni Marsili; ciascuno all’opera secondo poetiche, tecniche, modalità espressive assai varie. Quello che ne è emerso è un mosaico per immagini e suggestioni della nostra città, anche in questo caso divertita protagonista.
Gianluca Gallinari
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato