In estasi davanti ai Deep Purple nella nuova arena rock
All’Arena Campo Marte ieri quattromila voci evocavano festanti la «notte nera» dei Deep Purple, arrivati in città come conquistatori per una performance ricca di calore e amore per la musica.
Scaldato (si fa per dire visto il clima) dagli ottimi Toseland, il pubblico va in estasi quando Ian Paice prende posto alla batteria e martella l’intro di «Highway Star», quella rullata in progressione che conoscono anche su Saturno, appena increspata dal basso pulsante di Roger Glover e dalla poderosa chitarra di Steve Morse. Pochi secondi e siamo già nel mito con Ian Gillan che sopperisce col mestiere alle fatiche di un’ugola stressata da oltre quattro decenni di acuti. A completare la cottura interviene l’«Hammond sound» di Airey, per un brano che non ha certo bisogno di botox per non invecchiare.
La serata di ieri non ha visto solo il successo dei Deep Purple, ma anche l’esordio di Campo Marte come arena rock. Il risultato? Positivo.
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