In edicola la nuova guida al parco archeologico di Brescia romana
Una nuova guida del parco archeologico di Brixia, per salutare il nuovo allestimento - un vero e proprio museo a sé - in cui la Vittoria Alata torna a ripresentarsi alla città dopo il restauro. Il volumetto, 80 pagine ricchissime di immagini, è pubblicato dall’editrice Skira e da Fondazione Brescia Musei, e sarà in vendita da giovedì 4 febbraio, in edicola in abbinamento con il Giornale di Brescia al prezzo di 8,90 euro (più il prezzo del quotidiano). «Brixia - Parco archeologico di Brescia romana», questo il titolo della pubblicazione curata da Francesca Morandini, con testi della stessa Morandini, Antonio Dell’Acqua, Francesco Franzoni, e Anna Patera, vuole essere una vera e propria guida alla scoperta di uno spazio archeologico che dal 1822 - quando vennero avviati i primi scavi nell’area da parte dell’Ateneo, culminati con la scoperta della Vittoria e dei bronzi nel 1826 - fino ai nostri giorni ha continuato a riservare sorprese.
Con l’aiuto di preziose immagini dell’archivio dei Civici Musei e del Fotostudio Rapuzzi, che danno una panoramica aggiornata sull’intera area e sui suoi tesori, ma anche attraverso piante e ricostruzioni virtuali, affiancate ad agili testi e «focus» dedicati a curiosità, approfondimenti e singole opere, il volume accompagna passo passo il visitatore in un viaggio nello spazio e nel tempo. La prima parte è dedicata infatti alla storia dell’area e delle scoperte archeologiche che l’hanno via via svelata agli studiosi e al grande pubblico. La seconda parte è dedicata alla visita vera e propria, scandita in capitoli che corrispondono ognuno ad una porzione specifica del complesso monumentale e ad una precisa epoca storica: dal santuario repubblicano del I secolo a. C. con i suoi affreschi ancora conservatissimi, al Capitolium dalla complessa architettura su cui si sono appuntati i più recenti studi, dedicato dall’imperatore Vespasiano nel I secolo d. C., presumibilmente nella stessa epoca in cui nacque la Vittoria Alata.Alla grande statua e all’insieme dei bronzi rinvenuti assieme ad essa è dedicato un ampio spazio, una sorta di «libro nel libro» in cui si ripercorre anche il restauro effettuato dagli specialisti dell’Opificio della pietre dure di Firenze, e si illustra l’intervento dell’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg che ha creato il nuovo spazio in cui l’opera è ora esposta e valorizzata. Ultima tappa della visita, il teatro romano oggetto di rimaneggiamenti fino al III secolo d. C., struttura che attende ancora un intervento di recupero definitivo. L’ultima parte del volume ricorda l’ingresso dell’area archeologica del Capitolium, dieci anni fa, nel patrimonio dell’Unesco all’interno del sito «I Longobardi in Italia» assieme ad altre sei località italiane, da Cividale del Friuli a Benevento. Un riconoscimento che apre ulteriori spazi allo studio, alla conoscenza e alla meraviglia.
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