In Castello a Brescia torna lo zoo, ma gli animali sono di bronzo
In totale sono quattordici: tredici primati antropomorfi in bronzo, uno scimpanzé in alluminio. Davide Rivalta li ha scolpiti nella creta e nel gesso, passando poi al processo di fusione del metallo. «Il bronzo, già dall’antichità, veniva scelto perché permette di eseguire sculture vuote, proprio come queste». L’artista ha recentemente installato un piccolo giardino zoologico contemporaneo nel Castello di Brescia, con diversi orangutan e scimmie che osservano Brescia dall’alto, appoggiati direttamente sul terreno del Falco d’Italia, senza piedistallo, proprio come veri animali.
L'esposizione all'aperto è stata inaugurata la mattina del 25 maggio dallo stesso scultore insieme con la sindaca Laura Castelletti, il direttore di Meccaniche della Meraviglia Albano Morandi (la rassegna che ospita l’installazione e che in questi giorni sta proponendo diversi artisti e artiste in numerosi spazi bresciani), i vertici di Fondazione Brescia Musei e il curatore della mostra Davide Ferri.
«Sogni di gloria», questo il titolo della mostra dell’artista bolognese classe 1974, sarà gratuitamente visibile a chiunque passeggerà per il Castello fino al 7 gennaio 2024. Non sono previste navette per la salita (se non quelle serali per «I love Castello»), ma gli organizzatori invitano chiunque sia nelle possibilità di farlo di godere dell’esposizione partendo dalle pendici del colle, salendo da piazza Loggia per arrivare al prato antistante la Torre Mirabella, dove si trova lo scimpanzé in alluminio, in posizione eretta a sfidare chi lo osserva.
L’effetto nostalgico è inevitabile (per chi ricorda lo zoo pre-1988 sul Cidneo), ma l’intenzione è proprio quella di porre il focus sulla crudeltà della cattività. A inizio carriera Rivalta - noto per le sue sculture zoomorfe che sostano permanentemente in diversi luoghi italiani, dal Maggio Fiorentino alla Galleria Nazionale di Roma - aveva affrontato proprio i gorilla. «Pensavo di non scolpirli mai più, pur ritenendo che questo primate sia il più coinvolgente: all’interno degli zoo attorno alla sua gabbia succede sempre qualcosa. Il suo sguardo è quello che cattura maggiormente l’anima e ho sempre pensato avesse qualcosa di speciale. Li avevo scolpiti per il tribunale di Ravenna, per parlare di giustizia e cattività. Alla fine li ho recuperati per il Castello di Brescia, anche su suggerimento del curatore Ferri, concentrandomi su diverse scimmie. In questo caso si tratta di un lavoro di rapporti tra l’architettura del castello e la presenza dei primati antropomorfi, che a volte semplicemente stanno, altre volte (come nel caso degli oranghi) sono divisi tra il desiderio di dominio sulla città e la tentazione di salire ancora più su, verso la cima del colle».
Per l’occasione della mostra bresciana - che è inserita nel palinsesto di Capitale della Cultura e che rientra nel vasto programma di valorizzazione del Castello di Brescia cominciato con l’apertura del Museo del Rinascimento e continuato con Festival delle Luci e «I nodi del giardino del Paradiso» - Davide Rivalta ha scolpito anche un altro animale. Stavolta non un primate, ma un piccolo barbagianni. Un’opera estemporanea, che ha sentito il desiderio di produrre solo in seguito ai sopralluoghi in città, ispirato dalla bellezza della Pinacoteca Tosio Martinengo. A ospitarla, proprio in Pinacoteca, è la sala del Duranti.
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