Il violino di Rimonda rapisce con la magia del cinema al Diocesano
Concerto per violino, archi e grande schermo. La magia del cinema è salita sul palco in punta d’archetto nella serata che il Festival Pianistico internazionale ha dedicato, martedì, alle colonne sonore del cinema, affidandole allo Stradivari di Guido Rimonda e ai Solisti della Camerata Ducale.
In un salone del Refettorio del Museo Diocesano tutto esaurito, appena spente le luci si accende l’incantesimo, con il violino di Rimonda che si fa strada a sorpresa tra le sedie del pubblico, come un ipnotico cantastorie capace di rapire immediatamente la platea. Raggiunti gli altri musicisti... ciak, si suona: mentre su uno schermo si dipanano sequenze di film, sul palco si succedono temi e motivi delle colonne sonore.
La formula assicura coinvolgimento e ritmo e così lo spettatore ride degli esilaranti tic da marionetta del Charlie Chaplin di «Tempi moderni», danza un sinuoso tango con un cieco Al Pacino sulle note di «Por una cabeza» di Carlos Gardel, si commuove per l’amore patinato tra Hugh Grant e Julia Roberts in «Notting Hill» che trova la sua voce in «She» di Charles Aznavour.
Lo Stradivari di Rimonda è il vero regista del concerto, balza in primo piano e poi si nasconde nelle trame sonore di maestosi campi lunghi, predilige la dolcezza ma non disdegna la forza, con maestria conferisce ad una «musica d’uso» il respiro dei classici. Se si vuole trovare un difetto, il suono omogeneo degli archi sottrae qualcosa al carattere di alcuni temi: è strano sentire «Giochi proibiti» o la cavatina dal film «Il cacciatore» senza la voce distintiva della chitarra, mentre ci si ritrova a casa ascoltando lo straziante, indimenticabile tema da «Schindler’s List» di John Williams che per il violino è stato scritto. Ma la qualità dei musicisti è tale da vincere ogni perplessità e il pubblico, in un crescendo che da Bacalov a Morricone conduce sino a Piazzolla, dimostra un totale apprezzamento, con applausi che sfociano in vere e proprie ovazioni.
Rimonda e i Solisti ringraziano e salutano con un doppio bis: un inedito Adagio di Albinoni - «che potrebbe un giorno diventare una colonna sonora» spiega lo stesso solista – e nuovamente «Smile» da «Tempi moderni», per salutarsi... con un sorriso.
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