Il silenzio di Ettore Giuradei interrotto da un documentario
L’aveva detto, alla fine dell’estate 2014, si era stancato. Era finito il desiderio. Poi in realtà, nel corso del 2015, si era rimesso a suonare qua e là, spesso in duo col fratello, ma sentiva che quella cosa lì era scemata. La voglia di stare sul palco, di cantare e suonare, di muoversi in tour, di fare il musicista: via. E adesso è fermo, ma è solo l’apparenza. Ettore Giuradei non è che può smettere di essere Ettore Giuradei tutto d’un colpo, resta comunque un cantautore dalle capacità strabilianti.
Quindi adesso, immerso nel silenzio e senza il disco/tour da gestire, lascia che sia la macchina da presa a metterlo in scena, è lei il suo nuovo palco. Il regista Andrea Grasselli, a capo della casa di produzione Om Video, sta lavorando a «Ettore Giuradei. La nostalgia della condizione sconosciuta», bel titolo che indaga l’attività dell’artista, il quale sente la spinta creatrice e il bisogno comunicativo, pur non sapendo bene dove andare, dove andrà, per quale motivo. Qualcosa che ancora non c’è, ma che è tangibile.
«L’ho seguito durante le date del suo ultimo tour estivo - racconta - e abbiamo iniziato a confrontarci sul modo in cui si poteva raccontare la sua persona e il suo personaggio, rappresentando questo dualismo». Perché Ettore «è una persona riservata ed un personaggio estroverso», che ad un certo punto, dopo quattro album, di cui due con una certa risonanza a livello nazionale («La repubblica del sole», 2010, e «Giuradei», 2013), ha deciso di smettere di suonare.
«Ho cercato di raccontare il quotidiano, alternandolo ai concerti, ma durante la lavorazione sono subentrate le influenze del teatro, da cui Ettore proviene, e dei suoi testi, che partono da situazioni quotidiane per sfociare nel surreale, nell’allegorico».
Il risultato degli ultimi due anni di lavoro sono settanta ore di girato da cui Grasselli, che tra le altre cose è stato assistene alle riprese di «Numero zero. Alle radici del rap italiano» (2015) e che ha diretto «Il vortice fuori» (2014), vorrebbe ricavare un documentario di un’ottantina di minuti. Per concludere il montaggio e la post produzione avvierà a breve una campagna di crowdfunding, in modo da raccogliere i 10mila euro necessari. Dopo di che, all’incirca in estate, Ettore Giuradei dovrebbe ritornare in scena. Sullo schermo, ma a pensarci bene che differenza fa?
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