Cultura

Il ricordo: «Quella volta che Cutugno scommise contro di me e perse»

Il presidente bresciano dei Beatlesiani ricorda l'incontro con il cantante morto ieri a Rai Uno. Fausto Leali: «Caro amico mio, grazie di tutto»
Pino Caruso, Edvige Fenech, Afef, Natalie Caldonazzo e Toto Cutugno a Scommettiamo che
Pino Caruso, Edvige Fenech, Afef, Natalie Caldonazzo e Toto Cutugno a Scommettiamo che
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«Quella volta Cutugno scommise contro di me e simpaticamente perse. Dovette fare la doccia in diretta su Rai Uno». A poche ore dall’annuncio della morte di Toto Cutugno, scomparso ieri a Milano a 80 anni, il divertente aneddoto arriva dal bresciano Rolando Giambelli, presidente dei Beatlesiani Associati d’Italia, il fan club ufficiale della band nato nel 1992, nonché grande appassionato della corona inglese

«Scommettiamo Che» è una trasmissione andata in onda prima su Rai 1 e poi su Rai 2 tra il 1991 e il 2008, condotta per i primi anni da Fabrizio Frizzi. Giambelli ricorda di aver incontrato Cutugno il 20 gennaio 2000, con la conduzione di Afef. «Lo ricorderò sempre con simpatia e ammirazione» scrive il fondatore dei Beatlesiani.

Non è l’unico bresciano a dedicare un pensiero al cantante diventato famosissimo anche all’estero soprattutto grazie al brano «L’Italiano». I bresciani lo ricordano soprattutto per aver scritto «Io amo», la canzone che nel 1987 rilanciò in modo definitivo la carriera di Fausto Leali: non portò al successo al Festival, quell’anno, ma vendette 400mila copie. E Leali non ha mancato di far sentire la sua voce di cordoglio via social: «Caro amico mio, che dolore immenso! Abbiamo condiviso tantissime cose e momenti splendidi e ti sarò sempre grato per tutto. Riposa in pace “amico mio di sempre e per sempre”, la frase che mi scrivevi tu».

Chi era Cutugno

Quindici partecipazioni a Sanremo (tra cui la storica performance nel 1990 in coppia con Ray Charles), autore di hit amatissime, Cutugno è stato un vero uomo di spettacolo, capace di passare con disinvoltura dal cantautorato alla conduzione televisiva (nel 1987 fu alla guida di una fortunata edizione di «Domenica In»).

Toscano ma cresciuto in Liguria, non ancora ventenne fondò un suo gruppo, Toto e i Tati. Esplose prima in Francia, nel 1975, grazie all’incisione da parte di Joe Dassin della sua «L'été indien», diventata una hit internazionale. Da lì le richieste si moltiplicarono: Toto scrisse canzoni per Mireille Mathieu, Dalida, Johnny Hallyday. In Italia per Domenico Modugno, Gigliola Cinquetti, Ornella Vanoni...

Il debutto all’Ariston è nel 1976, con gli Albatros e «Volo AZ 504». Poco dopo arriva «Nel cuore nei sensi», con cui partecipa al Festivalbar, che balza ai vertici delle classifiche nella versione francese incisa da Gerard Lenorman.

Una svolta importante avviene nel ’78 con «Donna donna mia». Sigla del programma «Scommettiamo», condotto da Mike Bongiorno, raggiunge le vette della hit parade.

Nel 1980 Cutugno vince Sanremo con «Solo noi». Resterà il suo unico successo in Riviera. Non prevale neppure nel 1983, con il suo brano-simbolo (è quinto). Ma il trionfo avviene in classifica, con milioni di dischi venduti nel mondo. E nel 2012 Toto torna all’Ariston, invitato da Fabio Fazio, per eseguire «L’Italiano» con il coro dell’Armata Rossa. Negli anni Cutugno oscilla tra momenti difficili, anche e soprattutto per ragioni di salute, e soddisfazioni, come quella di vedersi dedicata da Le Monde una pagina intera in occasione di un suo concerto all’Olympia di Parigi.

Nel 2019 scoppia un caso: un gruppo di deputati ucraini chiede di precludergli l’ingresso, per presunte posizioni filorusse, per un concerto a Kiev sold out da tempo. Toto replica, «sorpreso e preoccupato», dichiarandosi apolitico. La vicenda si sgonfia e lui riesce a cantare, davanti ad un pubblico entusiasta. Nel 2021 è felice di passare il testimone ai Måneskin, da precedente vincitore italiano, nel 1990, all’Eurovision. Popolarissimo sia a Mosca sia a Kiev, a guerra iniziata dichiara: «Sogno bambini russi e ucraini insieme».

I funerali di Toto Cutugno, morto ieri all’ospedale San Raffaele di Milano a 80 anni dopo una lunga malattia, si terranno domani, giovedì, alle 11, nella Basilica Parrocchia dei Santi Nereo e Achilleo, in viale Argonne 56 a Milano. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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