Cultura

Il regista di matrimoni alla conquista dell'India di Bollywood

Avete presente gli incontri che cambiano la vita? Al bresciano Daniele Farina è capitato in stazione, a Brescia. E ora lavora in India
Il primo piano di una sposa - Foto Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it
Il primo piano di una sposa - Foto Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it
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Si guarda intorno, non sa bene a chi chiedere ancora, i primi tentativi sono andati male. Il treno per Venezia ormai l’ha perso, ci sarà pur la possibilità di prenderne un altro, no? Parla solo inglese, a parte l’hindi. Con i suoi vestiti eleganti e l’aria spaesata, ma pur sempre distinta, è difficile non notarlo in mezzo al piazzale della stazione di Brescia. Così Daniele Farina si avvicina a Sagat Kumar, gli chiede di cosa abbia bisogno e lo aiuta a prendere il treno successivo. Anche lui è in viaggio verso la laguna. Il fato, la Provvidenza o il karma, scegliete voi, dopo averli fatti incontrare continua a lavorare e li piazza su posti vicini. I due chiacchierano: uno ha 25 anni, è indiano e fa l’imprenditore nel settore dell’acciaio, con padre e fratello, l’altro ha 34 anni, viene da Cellatica e lavora come fotografo e videomaker. Kumar dice che è interessante, che un amico ha un’agenzia. «Fammi avere un tuo portfolio», dice. 

Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it
Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it

Un anno dopo, cioè adesso, Farina è al suo venticinquesimo film di matrimoni indiani girati a New Delhi. Film, non video, perché per queste cerimonie opulenti di tre giorni, organizzate da famiglie tanto ricche che è difficile immaginarlo, si spendono anche sei milioni di euro. Feste in cui ti puoi trovare a fianco di una star di Bollywood invitata in quanto vip - è come se al vostro taglio della torta chiamaste Brad Pitt (a pagamento) - o di un elefante, invitato in quanto elefante. Feste con interi hotel affittati per gli invitati, in cui i gioielli più economici sono in oro puro, in cui i festeggiati lanciano banconote sugli invitati, in cui si balla e si gozzoviglia come se non ci fosse un domani. E il domani, per almeno due volte, è un’altra festa.

Chiaramente, anche per il film che racconta cotanto gaudio i fondi non mancano. Produzioni vere, in cui Farina coordina il lavoro di altri due operatori e di tre fotografi, più i vari assistenti. Tutti impegnati a seguire il vortice danzante del matrimonio. 

Il nostro ha studiato cinema allo Stars, in Cattolica a Brescia. Dopo la laurea, una decina d’anni fa, inizia a lavorare per aziende e per matrimoni, sia come fotografo che come videomaker. Dei due mezzi gli piace il lato artistico, ma intanto si dà da fare nel commerciale. 

«Ho visto il primo film al cinema quando avevo dodici anni - racconta Farina -. Era "Nirvana", di Salvatores, al Crociera. Quando ho visto la scena in cui i protagonisti raggiungono il quartiere di Bombay City con il Mantra di Shiva come colonna sonora ho capito che l’India avrebbe avuto un ruolo importante nella mia vita, come luogo da visitare, ma soprattutto da vivere». 

Le mani di una sposa - Foto Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it
Le mani di una sposa - Foto Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it

Non ha fretta, però. Prende confidenza con l’ambiente andando a conoscere i primi negozianti indiani che arrivano in via Milano, in città, si documenta su quel mondo senza cercare nel concreto l’occasione per visitarlo. Sarà dunque l’occasione a cercare lui, sul treno

«Tre mesi dopo l’incontro con Kumar sono arrivato a New Delhi, spesato dall’agenzia Luxmi Digital Studio. Ai responsabili piaceva l’idea di avere un regista italiano. Volevano un occhio diverso dal solito. Si può credere che cinema e fotografia siano uguali in ogni parte del mondo, ma in realtà venendo qua mi sono accorto di quanto sia diverso l’approccio alla prospettiva, ai colori, alla luce. A loro piaceva e piace il mio modo di lavorare con le immagini, mentre a me interessa scoprire il loro». Che ha alla base un principio, valido nei video come nella vita: «Contrasto». 

«Le Ferrari per le strade a fianco di carretti trascinati da vecchietti, il capitalismo senza freni e la povertà più assoluta, la voglia di godere della vita materiale e una profonda spiritualità: tutte cose che ho incontrato», racconta. Nella sua visione, anche i tempi con cui ci si sposa sono legati al contrasto: «Il matrimonio è diviso in tre giorni, con tre diverse cerimonie: "Barat", una grande parata con musica e danze; "Phera", il momento dell’unione religiosa dei due sposi che si conclude con sette giri attorno al fuoco; "Vidai", dopo nuovi festeggiamenti la sposa viene consegnata allo sposo e il matrimonio può concludersi. Per tre giorni si parte attorno alle sei di sera e si finisce circa dodici ore dopo. Quasi tutto avviene al buio, sai perché? In questo modo c’è più contrasto. Immagina un fondo scuro, su cui compaiono figure illuminate da luci calde, con vestiti colorati: per i nostri film è perfetto». 

Musicisti al matrimonio - Foto Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it
Musicisti al matrimonio - Foto Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it

Farina è un oggetto esotico in mezzo a tutto ciò. «Il giargianese qui sono io - ride -, ma non ci sono mai stati problemi. Mi trattano sempre con grande rispetto e accoglienza». Per il primo round s’è preso circa tre mesi, tra lavoro e viaggi, per poi tornare in Italia. Ora è a New Delhi da circa un mese e conta di restarci fino alla fine di gennaio. Poi rientrerà a Brescia, dove ha altri lavori da portare avanti. Nel frattempo sforna film da un’ora ciascuno con tutti i crismi bollywodiani, ma con quel tocco italiano che intriga. 

Il frame di un video di Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it
Il frame di un video di Daniele Farina © www.giornaledibrescia.it

«Sto amando l’India, e più l’amo più mi sento attaccato alle mie radici. Credo che mi ci vorrà del tempo per capire. C’è un detto che mi piace: "Perché sei triste? Ora che tutto è già stato deciso e i dadi sono tratti? Tanto vale sorridere, non credi?". Mi sembra il giusto approccio». Sorridere. E se ti capita davanti uno che non sa che strada pigliare meglio fermarsi un minuto in più. Magari finisce con indicarti la tua, di strada.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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