Il regista bresciano Marco Santi premiato a Hollywood per Clara
«Bello essere premiati, ma non vedo l’ora di tornare sul set». Il regista Marco Santi, raggiunto al telefono dopo la cerimonia dell’altra sera a Los Angeles dove ha ritirato il premio del concorso internazionale «48 Film Project» con il suo cortometraggio «Clara», racconta che freme per «spendere» i 100mila dollari del riconoscimento, messi a sua disposizione per produrre un film.
Il venticinquenne bresciano mantiene l’aplomb che pare essere il segreto del suo successo. Una dote utile a non scomporsi quando assediato dai fotografi sul red carpet, già sfruttata per coordinare i tanti bresciani coinvolti nel progetto confezionato in sole 48 ore e che lo ha portato a Hollywood.
L’emozione è controllata, ma c’è, vero?
Certo, è stato appagante vedere «Clara» nella sala del Directors Guild of America, dove solo un paio di giorni prima erano riuniti tutti i principali candidati ai prossimi Oscar per i DGA Awards.
Ha già scelto il soggetto del lungometraggio che dirigerà grazie al premio?
Non ho ancora avuto tempo di discutere i particolari del film, ma ho iniziato a costruirmi una rete di contatti con professionisti americani, che saranno utili in futuro. Intanto non mi voglio fermare: in marzo girerò un nuovo cortometraggio in Italia.
Che tipo di storia sarà?
Su un docente di fisica ossessionato da allucinazioni: si chiamerà «L’attrazione gravitazionale del Professor D.». Sarà in inglese e lo produrrò con i bresciani «5e6».
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