Il re del blues Robben Ford: «L’Italia mi ha aperto la mente»
Il segreto è avere fonti costanti. Interne a se stessi. Inesauribili. È il «trucco» per essere grandi, per essere considerati tra i 100 migliori chitarristi del ventesimo secolo. È il segreto per avere un seguito di pubblico costante, anch’esso inesauribile, rigenerato di passaggio in passaggio.
Benvenuti nel mondo di Robben Ford. Bluesman di caratura planetaria che farà ascoltare a chi lo seguirà al Teatro delle Ali di Breno (via Maria Santissima di Guadalupe), il 21 novembre, anche le tracce del nuovo disco «Purple House», uscito da pochi giorni, ad arricchire una lista di pubblicazioni che affonda le proprie radici all’inizio degli Anni Settanta.
Dopo 50 anni di carriera, dove trova tutto questo entusiasmo? «È molto semplice. Sono un amante della musica. Per me scrivere canzoni non è mai un "dovere", qualcosa che mi tocca fare. Non è come fare le pulizie di casa. Mi diverto sempre e comunque [...]».
Nella lunga intervista al GdB, tra le parole chiave anche «famiglia» e «Italia»: «Sono stato per lunghi anni una persona particolarmente "conservatrice" per quanto riguarda i temi delle amicizie e dei rapporti personali. Poi è arrivata l’Italia e mi ha aperto completamente la mente».
L'intervista integrale sull'edizione del Giornale di Brescia in edicola oggi, venerdì 2 novembre, scaricabile anche in formato digitale
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