Cultura

"Il processo imperfetto", la verità sul caso Cogne

Dal comandante del Ris, il coll. Garofano, un thriller avvincente su una storia su cui tutti si sono interrogati
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Sette anni di veleni. Sette anni di maldicenze e di scambi di accuse. Alla fine il vero imputato nel corso del processo di Cogne è sembrato il Ris di Parma e non Annamaria Frazoni, poi condannata per l'uccisione del figlio Samuele. E sullo sfondo restano i tanti dubbi: davvero i Ris non hanno utilizzato il Luminol sulla villetta di Cogne? Sono stati nascosti reperti? Erano davvero tutti preparati i 18 periti che affollarono le udienze e si sostituirono l'un l'altro?

Tutte domande alle quali risponde il comandante, il colonnello Luciano Garofano nel suo libro "Il processo imperfetto - La verità sul caso Cogne", edito da Rizzoli, che l'ufficiale ha scritto rispondendo puntualmente alle molte accuse pronunciate nel corso del procedimento. Il libro riprende il dibattito serrato tra il Ris e la difesa dell'avv. Taormina che oggi, ad oltre un anno dalla sentenza della Cassazione che ha condannato definitivamente la mamma di Samuele (ed è stato dimostrato che l'assassino indossava il pigiama di Annamaria), permette al colonnello di mettere dei punti fermi all'inchiesta, ricostruendone ogni tappa. "Avevamo il segreto istruttorio e quindi non potevamo difenderci dalle accuse. Hanno detto che non avevamo usato il Luminol e ci hanno chiesto danni per 50mila euro per aver imbrattato la casa", commenta Garofano.

Il libro regala molti particolari inediti, che starebbero anche meglio con qualche "signor Colonnello..." in meno. Tutto in un testo interessante, ma che non fa luce su alcuni punti oscuri, per esempio quando l'assassino, toltosi la casacca del pigiama, dovrebbe aver poggiato l'arma da qualche parte. Oppure non si spiega perché i capelli di Annamaria non sarebbero stati sporchi di tracce ematiche o frammenti di osso. A questo si aggiunga che sul Ris grava qualche delitto rimasto imperfetto, dalla svista del sangue sulla bicicletta di Garlasco, alle impronte che accusavano la madre di Matteo Nadalini di omicidio, con i periti che invece indicano una infinità di tracce riconducibili a persone "diverse e allo stato sconosciute". Oppure la sentenza del 2008 della Cassazione che annulla la condanna di Paola Mantovani mettendo in evidenza "la nullità delle consulenze". La Corte Suprema è ancora più dura nel valutare l'operato del Ris sul lavello che nel febbraio 2007 uccide allo stadio di Catania l'ispettore Filippo Raciti. Tanto che poi, all'arresto di Olindo e Rosa, gli assassini di Erba, la Procura ringrazia il misconosciuto laboratorio di analisi di Pavia "per le preziose consulenze scientifiche". Non una parola per il Ris, reo della consegna in extremis della loro perizia. Garofano con questo libro tende a ristabilire la verità sull'operato del Ris, ma la bufera delle accuse continua. Ora da Parma vorrebbero ricostruire scientificamente anche la morte di Gesù. Ma per molti il dubbio è che la verità del Ris non sia più vangelo. ro. ma.

IL PROCESSO IMPERFETTO
Luciano Garofano
Rizzoli - 301 pagine, 19,00 euro

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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