Cultura

Il «Premio Montale Fuori di Casa» torna a Brescia: assegnato a padre Bormolini

La Redazione Web
La cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento il 20 marzo a Palazzo Colleoni in via Pace in città
Il Premio Montale a padre Bormolini
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Il prestigioso «Premio Montale Fuori di Casa» torna a Brescia. Dopo essere toccato a Giordano Bruno Guerri lo scorso anno per la Sezione Saggistica, per l’edizione 2024 viene conferito a padre Guidalberto Bormolini per la Sezione Homo Viator.

La cerimonia

La premiazione, che ha il patrocinio del Comune di Brescia, si svolge il 20 marzo nel Salone Bevilacqua di Palazzo Colleoni (via Pace, 10) alle 20.30. Dopo l’intervento della vice presidente del Premio Barbara Sussi, dialogheranno con il premiato la presidente Adriana Beverini e Nunzia Vallini direttrice del Giornale di Brescia. La premiazione verrà coordinata da Alice Lorgna, Communication & PR manager del «Premio Montale Fuori di Casa».

La motivazione

Come spiega Adriana Beverini, Presidente e fondatrice del Premio giunto al suo ventottesimo anno di vita: «Il viaggio è un tema molto caro sia alla poesia che alle opere in prosa di Eugenio Montale. Il volume "Fuori di casa" pubblicato la prima volta nel 1969, da cui il nostro Premio prende il nome, raccoglie infatti tutti gli articoli pubblicati da lui per il Corriere della Sera durante i suoi viaggi nei vari Paesi europei e in Medio Oriente. Ma il viaggio è anche la metafora più semplice per descrivere il cammino umano. Siamo tutti viaggiatori nella vita, ma solo alcuni si chiedono dove porti la strada, se abbia o no senso questa nostra esistenza».

Chi è padre Guidalberto Bormolini

E il desenzanese padre Guidalberto Bormolini ha veramente viaggiato «tutti i mondi esteriori»: dopo un lungo apprendistato come operaio in una falegnameria artigiana, ha intrapreso gli studi per imparare l’arte liutaria, nel contempo impegnandosi civilmente in difesa della Pace, della giustizia e dell’ecologia. Ha poi continuato il suo Viaggio terreno praticando la meditazione profonda sotto la guida di padre Gian Vittorio Cappelletto sino a maturare nel 1992 la decisione di consacrarsi e di entrare nella Comunità dei Ricostruttori nella preghiera, alla ricerca , come ha scritto R. Panikkar, di quell’«archetipo monastico» che, attraverso il silenzio, la contemplazione e la meditazione portano ad un rapporto intimo con l’Assoluto; quell’Assoluto che, pur se silente, è presente in ogni essere umano. Ma la sua ricerca, il suo viaggio non si è fermato qui. Iscrittosi ai corsi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1998, ha conseguito il titolo di baccellierato e, proseguendo ancora gli studi, nel giugno del 2000 la licentia docendi in antropologia teologica presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale a Firenze. Poi, il 4 giugno del 2000 nella cattedrale di Arezzo, è stato ordinato sacerdote dal Card. Gualtiero Bassetti.

Ed è veramente un Homo Viator Padre Guidalberto Bormolini perché la sua ricerca, il suo viaggio non è stato solo interiore, ma nella sua vita ha anche compiuto fisicamente viaggi e pellegrinaggi incontrando le principali comunità religiose della Terra Santa, Iran, Siria, Giordania, Egitto, Romania, Serbia e Montenegro, Armenia, Georgia, Turchia, India. E numerosi itinerari di ricerca nelle terre celtiche: Irlanda, Scozia, Francia del nord e nei principali monasteri europei. Tutto questo ha contribuito alla sua formazione nel campo del dialogo interreligioso.

L’impresa in Toscana

Il Borgo di Montecuccoli ricostruito - © www.giornaledibrescia.it
Il Borgo di Montecuccoli ricostruito - © www.giornaledibrescia.it

Ma oltre a tutto ciò Guidalberto Bormolini è anche un vero «ricostruttore». Dirige infatti la ricostruzione di luoghi abbandonati in varie zone d’Italia - partecipando manualmente ai lavori edili - per trasformarli in centri di spiritualità ed ambienti ecumenici secondo lo stile dei Ricostruttori nella preghiera, ma anche per conto di Tutto è Vita .

L’impresa più significativa è in atto in Toscana: la ricostruzione del bellissimo Borgo di Montecuccoli abbandonato negli anni cinquanta e che grazie al suo progetto sta riprendendo vita. Intorno alle dodici case abbandonate, ormai tutte quasi interamente ricostruite, che diventeranno luogo di accoglienza e di cura, ma anche di accompagnamento al fine vita, ci sono boschi secolari di castagni, un ambiente dove ritrovare la propria spiritualità lontano dai centri abitati, sperimentare e praticare l’Ecologia integrale tanto sollecitata da papa Francesco.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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