Il nuovo film di Luciano Ligabue
A 20 anni dal debutto con Radiofreccia, al quale seguì nel 2002 Da Zero a Dieci, Luciano Ligabue si è deciso a tornare dietro la macchina da presa.
Lo ha fatto con Made in Italy, quella che lo stesso regista rocker definisce una «tormentata dichiarazione d'amore per l'Italia». Impegnato nella promozione della pellicola, Liguabue è stato anche negli studi di Radio Deejay, dove si è presentato con indosso una maglietta prodotta dal negozio bresciano Pixel.
Tornando al film, in sala da giovedì 25 gennaio con protagonisti Stefano Accorsi (Riko) e Kasia Smutniak (sua moglie Sara), la storia prende il via dall'album omonimo di Ligabue uscito un anno e mezzo fa. Un concept album. «Una scelta anacronistica e presuntuosa quella di voler fare un concept negli anni Duemila, di voler costringere qualcuno ad ascoltare un disco dall'inizio alla fine. Ma avevo una storia da raccontare. E così è caduta la scusa che mi davo ormai da 15 anni, di non avere il materiale giusto per tornare a fare il regista. Un lavoro faticosissimo, soprattutto per me, abituato alle emozioni che fluiscono. Nei film invece le emozioni in qualche modo vanno progettate prima».
E così, complice anche lo stop forzato per problemi alle corde vocali che lo hanno costretto a interrompere l'attività live, in estate ha dato il primo ciak. Made in Italy, spiega l’autore, è una storia d'amore intessuta di vita vera. Uno sguardo disincantato sull'Italia di oggi, tra l'assuefazione alle grandi bellezze e l'insoddisfazione per i mille problemi quotidiani. Il tutto raccontato con le parole e la musica del Liga, attraverso lo sguardo di Riko, una «brava persona» con una realtà in cui tutto sembra diventare improvvisamente precario: il lavoro in una fabbrica colpita dalla crisi economica, il futuro sempre più incerto, un matrimonio che traballa tra abitudine e tradimenti. Ma Riko non molla e decide di prendere in mano il suo destino. Perché tutto ruota intorno alla frase simbolo del film che l'amico Carnevale (interpretato da Fausto Maria Sciarappa) dice a un inquieto Riko: «Cambia te, invece di aspettare i cambiamenti».
«I cambiamenti fanno paura, ma sono movimenti naturali della vita - spiega Ligabue -. E il modo in cui noi reagiamo agli eventi, muta il nostro modo di guardare alle cose e produce la realtà. Il film vuole rappresentare proprio quel percorso lì. Già 10 anni fa con il brano Buonanotte all'Italia avevo cominciato a raccontare questo mio sentimento verso un Paese che è in una fase di incertezza, tra amore e frustrazione. Ora l'ho voluto raccontare attraverso gli occhi di chi ha meno privilegi di me, di tutte quelle persone perbene che non hanno mai voce in capitolo: io provo a dargliela».
La classe operaia al tempo dei social e degli smartphone. «La mia non vuole essere un'analisi sociale, sono più interessato a storie specifiche che poi possono raccontare la vita di tutti». In Made in Italy Ligabue ha richiamato Stefano Accorsi, già in Radiofreccia. «L'ho trovato in gran forma - racconta l'attore, che sui titoli di testa si improvvisa ballerino davanti a un'enorme mortadella, con passi coreografati da Luca Tommassini - ed è un privilegio fare un film con un regista che non lo fa da 18 anni. Il suo punto forte è il modo che ha di raccontare da dentro, lo sguardo sui personaggi: c'è tanta verità». Accanto a lui, Kasia Smutniak (compagna di Domenico Procacci che ha prodotto il film, distribuito da Fandango), nei panni di Sara, «una donna risolta, che sa prendere le decisioni, senza paura di farlo, nei momenti di difficoltà. Per interpretarla mi sono ispirata alla forza che hanno le donne. Mi piace la sua coerenza, il suo stare con i piedi per terra». Nel cast anche Walter Leonardi, Filippo Dini, Alessia Giuliani, Gianluca Gobbu, Tobia De Angelis, Leonardo Santini.
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