Il mondo astratto di Camarillo raccontato in un cortometraggio
Buio, come dev’essere quando inizia un film. O un corto, nel caso specifico, in cui la luce arriva da una saracinesca alzata all’improvviso lasciando intravedere l’ombra di un uomo che si prepara, si siede, si scalda le mani su un vecchio calorifero e poi inizia a disegnare. Gli intarsi della mente prendono forma sulla carta, le immagini in bianco e nero scorrono mentre un contrabbasso improvvisa suadente: stile jazz, e non si poteva fare altrimenti dato che il breve film che stiamo guardando è dedicato a Camarillo, un nome, un negozio, una storia.
Lui, bresciano, Giovanni Gioacchini di nascita e musicomane per vocazione, è conosciuto per il piccolo regno di dischi e cd di via Calzavellia, in centro. Dall’altra parte della telecamera c’è Paolo Mucciarelli, aiutato da Anna Taffurelli, che con questo lavoro intitolato «Camarillo» si è guadagnato il pass per il festival organizzato dalla rivista Raw Vision a New York, dove il video verrà proiettato il 16 gennaio. Cento cortometraggi, uno per ogni numero del magazine uscito finora, in concorso tra loro per esplorare tutte le forme possibili dell’arte emarginata, estranea ai canali ufficiali.
Quella di Gioacchini è brut che più brut non si può ed è bella da scoprire perdendosi in queste forme astratte che forse, a insistere troppo con lo sguardo, poi non ti lasciano più andare. Un po’ come avviene nel video di Mucciarelli, quattro minuti nati dopo una mostra organizzata la scorsa estate alla Galleria dell’Ombra, quartiere Carmine. Dire che il protagonista sia refrattario a qualsiasi forma di pubblicità è dire poco. «Ha accettato che venisse fatto il cortometraggio, ma ad alcune condizioni - racconta Mucciarelli -. Non voleva farsi riprendere, non voleva parlare, non voleva apparire in alcun modo. In pratica ho lavorato con il fantasma di Camarillo, l’ho definito il mio ghost writer, dato che sono riuscito a riprenderlo almeno mentre disegnava questa sorta di geroglifici che compongono le sue opere».
Il corto è impreziosito dalla colonna sonora di Franco Testa, che ha composto e registrato per l’occasione il brano «Uh Lé Lè». «Il suo intervento è stupendo, l’accompagnamento è una sorta di respiro, un’atmosfera musicale che parla al posto del protagonista, assieme ai quadri. Oltretutto il contrabbasso è uno strumento solitamente d’ensemble, ma qui si presenta in versione solitaria. Un po’ come Camarillo, che è insieme agli altri, ma allo stesso tempo non lo è».
Mucciarelli, al quale l’entusiasmo e la voglia di creare non fanno certo difetto, considera già una vittoria l’essere arrivato a New York. Lo fa con due lavori: «Camarillo», ma anche «Il mistero dei sassi», girato con Enrico Ranzanici e dedicato all’artista Luigi Lineri.
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