Il mistero della lettera di Galileo a Benedetto Castelli
Stava sotto gli occhi di tutti, come la mitica «lettera rubata» di Edgar Allan Poe, e forse proprio per questo, nessuno se n’era accorto per quasi quattro secoli. E sarebbe rimasta ancora celata a lungo negli «Archives» della Royal Society di Londra, se a Salvatore Ricciardo, giovane docente di Storia della scienza, in un’afosa giornata d’inizio agosto d’un anno fa, non fosse venuta la tentazione di digitare il nome di Benedetto Castelli, il matematico bresciano del quale aveva da poco curato la pubblicazione delle opere... Pura curiosità. Ma sul video apparve: «Letter from GG to Padre Benedetto Castelli...».
Ricciardo resta perplesso: no, non può essere che sia la celebre lettera di Galileo al suo allievo prediletto, quella ritenuta scomparsa nella versione originale, che tutti hanno cercato, a cominciare dal Sant’Uffizio. E invece, quella lettera ricompare, con tutta la sua inesauribile forza. L’esame attento e critico scioglie ogni ragionevole dubbio: è proprio la lettera originale che Galileo ha inviato a Benedetto Castelli il 21 dicembre 1613. Scoperta tanto importante che la rivista «Nature» gli dedica la storia di copertina, mentre sulla notizia si gettano i giornali di tutto il mondo. Sorpresa da raccontare. La storia avvincente e incredibile del ritrovamento ora viene narrata, quasi come un giallo, in un volumetto - «Galileo ritrovato» (94 pp., 10 euro) - edito dalla Morcelliana e scritto dai tre autori della scoperta: Michele Camerota dell’Università di Cagliari; Franco Giudice, docente di Storia della scienza all’Università di Bergamo e bresciano d’adozione; e Salvatore Ricciardo.
Tutti i dettagli sull'edizione del Giornale di Brescia in edicola oggi, lunedì 17 giugno 2019, scaricabile anche in formato digitale
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