Cultura

Il maestro d'armi della Valtrompia che crea gli effetti speciali per i set

Flavio Guerini è uno dei pochi con questa specializzazione. Ha un'esperienza pluridecennale nel teatro e nella lirica ma anche in tv
  • Gli effetti pirotecnici di Flavio Guerini per La Gioconda al teatro Grande
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    Gli effetti pirotecnici di Flavio Guerini per La Gioconda al teatro Grande
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    Gli effetti pirotecnici di Flavio Guerini per La Gioconda al teatro Grande
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  • Gli effetti pirotecnici di Flavio Guerini per La Gioconda al teatro Grande
    Gli effetti pirotecnici di Flavio Guerini per La Gioconda al teatro Grande
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L'Italia ha pochissimi maestri d'armi specializzati in set teatrali e cinematografici: si contano sulle dita di una mano, e uno di loro è bresciano. Viene da Marcheno, si chiama Flavio Guerini e probabilmente tutti, almeno una volta nella vita, si sono imbattuti in uno dei suoi lavori.

I coriandoli che cadono durante le premiazioni, i giochi pirotecnici nei videoclip musicali (come la bellissima scritta «Nostralgia» di uno degli ultimi lavori dei Coma_Cose), le fucilazioni scenografiche e teatrali: Guerini ha un'esperienza decennale nel campo degli effetti speciali e pirotecnici, e moltissimi lavori in tv o a teatro portano la sua firma. A partire dal Festival di Saremo e passando per la finale di «Tale e quale show» sulla Rai, arrivando fino agli effetti visti sul palco dell'Eurovision a Torino nel 2022, il professionista valtrumplino e la sua ditta sono molto richiesti.

La scritta di fuoco Nostralgia per il video dei Coma_Cose
La scritta di fuoco Nostralgia per il video dei Coma_Cose

«Non sono però solo fuochi d'artificio e coriandoli a interessare il mondo dello spettacolo - ci spiega -. Anche le armi hanno un notevole mercato. Nell'opera lirica e nella prosa servono molto spesso: pensiamo solo alla fucilazione di Cavaradossi nella 'Tosca', oppure agli spari nella 'Fanciulla del West'». Non basta però solo fornire le armi, sottolinea Guerini: «Bisogna essere ufficialmente maestri d'armi e avere tutte le autorizzazioni da parte della questura: il trasporto e gli spari stessi sono delicatissimi. In Italia siamo in tre ad avere i permessi. Le altre due persone sono di Roma e si occupano delle produzioni a Cinecittà. Non siamo in competizione, ci scambiamo consigli e spesso loro si forniscono da noi per quanto riguarda le armi».

Le radici in Valtrompia

Guerini, infatti, non nasce come maestro d'armi. La sua storia professionale affonda le radici nella tradizione valtrumplina, avendo da sempre la sua famiglia una fabbrica d'armi. «Io rappresento la terza generazione e, anche se l'azienda di famiglia esiste ancora, io mi sono specializzato nel ramo degli effetti speciali, mentre loro hanno continuato semplicemente a commercializzare. Quando ero piccolo mio zio mi portava con lui all'Arena di Verona per gli allestimenti delle opere: i teatri chiamavano la mia famiglia per la fornitura di armi e da lì abbiamo iniziato a offrire anche altri servizi. Avevo quindici anni e gli facevo compagnia. Ho imparato così il lavoro. Sono già 25 anni che lo svolgo e ho tutte le licenze».

Com'è cambiato il ruolo degli effetti speciali

Essendo sul campo da così tanti anni, Guerini ha assistito in prima persona alle evoluzioni degli effetti speciali. «Da quando ho iniziato sono cambiati parecchio, specialmente dai primi anni Duemila. E mentre si affinavano le tecniche, i registi hanno iniziato a sviluppare gli spettacoli richiedendo sempre più effetti, costruendo le opere attorno ad essi. Le tecnologie si sono evolute, ci sono macchinari sempre nuovi… E anche la mia stessa esperienza aumenta. In base a ciò che mi è stato chiesto nel tempo, ho imparato».

Gli effetti di Guerini all'Arena di Verona
Gli effetti di Guerini all'Arena di Verona

Come spiega Guerini, quanto più gli effetti speciali si evolvono, tanto più le regie delle opere si modernizzano e si rinnovano. Prendiamo la «Bohème» di Puccini ambientata nel 1968, e non più nel 1830: in quel caso, per ricreare il clima rivoluzionario è stato chiesto al maestro d'armi di ricreare bombe Molotov e automobili incendiate. «I registi si sentono più liberi di inventare e sperimentare», dice. «Ho lavorato anche al 'Nabucco' di Arnaud Bernard all'Arena di Verona e anche in quel caso l'ambientazione - ovvero il Risorgimento - richiedeva numerosissimi fucili e spari, colpi di granata, bandiere bruciate… Ma io mi diverto, è il mio pane, e anche per questo mi piace particolarmente lavorare con Mario Martone: è un regista che ama le armi, le esplosioni, i colpi di mitra…».

Non mancano poi i lavori più fini, eleganti e d'illusione. «A settembre, al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, ho lavorato al 'Trovatore'. A un certo punto la protagonista si leva il velo e lo lancia. Sono riuscito, con un telecomando, a fargli prendere fuoco a mezz'aria. I quotidiani fiorentini hanno usato la foto di quell'attimo, sembrava una cometa».

Al cinema

Anche al cinema, infine, lo si vede. «Ma per l'80% lavoro a teatro e in tv. La Rai è uno dei committenti maggiori, tra Sanremo, 'Ballando con le stelle', 'Tale e quale show', il programma di Roberto Bolle… Ma i lavori che mi danno più soddisfazione sono certamente la lirica e il teatro. Molte persone mi chiedono 'come hai fatto a inventarti questo lavoro?'. Ho avuto la fortuna di vederlo fare alla mia famiglia, e poi ho fatto tante prove. Prima di mostrare un effetto in teatro si devono fare centinaia di test in laboratorio. Davanti al regista bisogna essere pronti. Non è roba da poco. Non solo perché pericolosa, ma perché l'effetto deve funzionare e piacere». 

Il team

Con lui, per ottenere la perfezione, lavorano diverse persone (sei dipendenti a chiamata), «e mio figlio sono cinque anni che mi segue. Sarà lui la prossima generazione". Il mercato infatti è proficuo e le richieste non mancano, stando alla sua esperienza. "Al di là delle armi, per gli eventi chiedono moltissima neve artificiale, coriandoli, scintille…». Ma per quanto riguarda cinema e teatro, restano solo Guerini e gli altri due maestri romani. Che succederà quando andranno in pensione? «Mio figlio probabilmente continuerà l'attività, ma in generale, insegnando anche alla Naba di Milano, ho conosciuto diversi ragazzi e ragazze che vorrebbero imparare il mestiere. Per prima cosa? Bisogna prendere le licenze».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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