Cultura

Il «filo confidenziale» di Renzo Bresciani in trenta racconti

Nella Sala Libretti un omaggio al giornalista e scrittore e il libro tratto dai suoi «Tono minore»
  • Renzo Bresciani, giornalista e scrittore
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«Io muovo i piedi leggero... e cerco con gli occhi»: forse non si può trovare modo più esatto per descrivere Renzo Bresciani quando si aggirava in città, o mentre attraversava la redazione e prendeva le scale che scendevano in archivio. Tra gli anni Ottanta e Novanta, Renzo era già una firma che contava, non solo a Brescia. E il suo sguardo era acuto, quasi a dispetto degli occhiali che scivolavano in sghimbescio. I lettori del Giornale di Brescia avevano modo di apprezzarlo ogni settimana, in «Tono minore», la rubrica che raccontava la città e la vita.

Ritratti che riescono ad essere universali e vivacissimi, ancora oggi, dopo vent’anni, come dimostra una ponderatissima scelta - solo 30 degli oltre 500 pubblicati tra il 1984 e il 1997 - curata dalla collega Paola Carmignani nel volumetto edito dalla Grafo. Emblematico il titolo: «Un filo confidenziale».

In quegli anni Bresciani frequentava quotidianamente via Solferino: qualcuno, contando sulla sua originaria esperienza di bibliotecario alla Queriniana e di profondo conoscitore della nostra terra, aveva pensato che fosse la persona adatta ad impostare l’archivio di un quotidiano in fase di rapido sviluppo. Tra schede e immagini, Renzo si trovava a suo agio, ma era a quelle due pagine settimanali, scritte a macchina e con poche correzioni a mano, che affidava il suo vagare agrodolce tra giorni e stagioni.

La cronaca era l’appiglio: la città si agghinda per Natale, a Brescia arriva il presidente Pertini, scoppia lo scandalo del vino al metanolo, il Comune vende le colonie estive, deflagra Tangentopoli... Ma poi la penna scorreva rapida sugli squarci della vita "minore": il trio fricchettone all’angolo del Corso, l’attrice sfiorita, l’etilista traballante, il contadino inurbato, la vecchia che cerca l’onorevole per avere la sospirata pensione, l’anziana con il marito malato.

Ritratti e momenti. L’autore rivela: «Non ho bisogno nemmeno di cercare perché i modelli mi vengono sotto gli occhi da soli». A saper guardare le finestre, si scopre il mondo: la bionda placida casalinga che legge il rotocalco, quella bruna un poco più agitata con lo straccio in mano, le tre signore con la sporta di plastica, il vicino col quale finalmente si scambiano due parole. Ogni giornata si ripete, e per tutti finisce col gettare nel cassonetto il sacco dei rifiuti quotidiani.

La voce narrante crea naturale empatia con chi legge, soprattutto nei momenti più intimi: l’upupa che viene a posarsi sulla betulla, il gattino sperduto, il sambuco che non c’è più in giardino.

Le stagioni scorrono: l’estate solitaria in città mentre «la danza delle bolle colorate dell’attualità mondana si è trasferita altrove», o quando «i primi temporali hanno insaporito d’autunno l’aria». I personaggi vivono lo spazio d’una giornata, ma come Bresciani scrive e Paola Carmignani sottolinea, le «pagine buone possono mettere radici». Traspare una fiducia radicale nelle parole, nella loro «capacità di vivere».

C’è «il gusto concreto di chiamare le cose con il loro nome»; la battuta in dialetto ne è l’appropriato rafforzativo.

Ritrovare Renzo Bresciani sarà un «inatteso nuovo incontro». L’appuntamento è per domani alle 18, nella Sala Libretti del Giornale di Brescia. All’incontro, coordinato da Roberto Bernardo, prenderanno parte il direttore Nunzia Vallini, la curatrice Paola Carmignani, lo scrittore Marco Archetti e il direttore del Festival della Brescianità, Paolo Peli. L’attrice Bruna Gozio leggerà due testi di Bresciani (posti limitati; prenotazioni: tel. 030.3790212; salalibretti@giornaledibrescia.it).

«Un filo confidenziale»: il tono vuole essere antiretorico - niente «operazione nostalgia», come spiega, seppur con grande affetto, Paola Carmignani. Il titolo del volumetto richiama un "Tono minore" tra quelli scelti: il racconto della piacevole sorpresa di scoprire un «ciao» scritto su un angolo del parabrezza, l’arrovellarsi a chiedersi chi abbia lasciato quel cenno di complicità. E scegliere di non cancellarlo: «È troppo bello ricamarci sopra, e io voglio andare avanti ancora per un pezzo». Esattamente quello che vorremmo fare noi, lettori affezionati di Bresciani.

Guarda la registrazione dell'incontro.

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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