Il cinema? Per Pupi Avati è stato un colpo di fulmine
L’amore per il cinema può nascere da un colpo di fulmine: così è stato per Pupi Avati, che racconta con piacere d’aver deciso d’intraprendere la strada della regia dopo la visione di «8 ½», il capolavoro di Federico Fellini del 1963 che, paradossalmente, mette in scena la crisi creativa di un regista. Spiega Avati: «Fu una vera folgorazione e, negli anni successivi, quando la mia carriera era ormai avviata, ogni volta che incrociavo Fellini lo ringraziavo di avermi ispirato con questo scherzoso ammonimento: "ricordati che è colpa tua!"».
Il regista bolognese sarà oggi in città con il fratello Antonio (fidato co-autore di tutte le sue opere) per inaugurare il calendario di eventi del progetto Old Cinema.
L’appuntamento, ad ingresso libero, è alle 21.15 al cinema Sant’Afra (vicolo dell’Ortaglia 6) dove i fratelli Avati dialogheranno con il pubblico e con il moderatore Ranieri Polese, giornalista del Corriere della Sera, prima della proiezione del film «Il testimone dello sposo» (con Diego Abatantuono e Inés Sastre), che Pupi Avati definisce «un titolo centrale nella mia filmografia, apprezzato anche in America con la candidatura ai Golden Globe».
Nel pomeriggio, in Loggia, il regista incontrerà stampa e autorità.
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