Il bresciano Ceruti, casting director della nuova serie su Raiuno: «Visi da grande sceneggiato»
«Lontani da quella "cultura da microonde" che spesso si consuma velocemente sulle piattaforme streaming, per "La Storia" abbiamo puntato a costruire un cast che consentisse un ritmo da grande sceneggiato, qualcosa di classico, per favorire l’osservazione e l’ascolto del respiro di un’epoca e renderla fruibile a tutti, secondo la prospettiva di Elsa Morante, che volle far uscire il romanzo direttamente in edizione economica».
Questo lo spirito del bresciano Dario Ceruti, casting director della serie che in onda su Raiuno da ieri, lunedì 8 gennaio, tratta dalle quasi 700 pagine della scrittrice, con Jasmine Trinca, Elio Germano, Valerio Mastandrea, Asia Argento e l’emergente Lorenzo Zurzolo.
Nuovi talenti
S’accende d’entusiasmo nel descrivere le nuove leve: «grazie ad una produzione lungimirante, la preparazione è durata un anno, dalla ricerca del “mitico” Useppe dagli occhi liquidi e sguardo che trapassa, ruolo per cui abbiamo scritturato ben 5 attori nelle diverse età (tra i quali spiccano Cristian Liberti per i 3 anni e Mattia Basciani per i 6) fino al brillante Francesco Zenga, talento puro, nel ruolo di Nino, bello e scapestrato. Poi 22 settimane di riprese, che ho vissuto sempre sul set per gestire circa 300 ruoli parlanti».
La carriera di Ceruti
Veterano nella scelta degli interpreti giusti per cinema e tv, il professionista bresciano da vent’anni associa fiuto nel selezionare esordienti, e l’intuizione d’associarli ad attori di lungo corso creando l’amalgama umano perfetto (per dirla con un’espressione dal retrogusto zavattiniano) per ogni progetto. Dai film di Virzì e Veltroni fino alle serie tv, tra le quali spiccano quelle dirette da Ammaniti come «Il miracolo» e «Anna», ma anche «I delitti del BarLume» e «Le avventure di Carlo Monterossi». Insomma, un vero deus ex machina con l’arduo compito di trasformare personaggi (spesso letterari) in volti e corpi, ovvero tradurre l’immaginazione (del lettore) in realtà.
«Ho riletto e studiato - confida Ceruti - il meraviglioso romanzo popolare del 1974, ho approfondito l’epoca. E mi sono stupito di quanto alcune questioni di ormai mezzo secolo fa siano ancora irrisolte, come la tossicità del maschio. In questo senso Mastandrea nei panni del mite Remo ne “La Storia” è l’esatto contraltare del suo marito violento in “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, film con il quale condividiamo un legame: la sceneggiatrice Giulia Calenda».
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