Cultura

Il 5 settembre 1941 moriva Ugo da Como, ideatore della Cittadella di Cultura a Lonato

Fu delfino di Zanardelli e promosse la nascita della Pinacoteca. Da assessore a deputato, ecco la storia del politico
Ugo da Como ritratto dalla matita di Ghidinelli - © www.giornaledibrescia.it
Ugo da Como ritratto dalla matita di Ghidinelli - © www.giornaledibrescia.it
AA

Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.

Il 5 settembre 1941 a Lonato moriva Ugo da Como, politico bresciano cui si rende il merito di avere creato la «Cittadella di Cultura» presso la Rocca del medesimo Comune.

Ugo da Como nacque in città il 19 marzo 1869 in una famiglia appartenente al ceto commerciale della ricca borghesia bresciana. Il padre Giuseppe era ingegnere ed insegnava all'Istituto Niccolò Tartaglia e la madre, Fanny Biseo, veniva descritta come una donna colta e raffinata e proveniva da una famiglia di convinte idee repubblicane e socialiste.

La famiglia aveva salde amicizie nella Brescia che contava ed il politico sin da piccolo fu a contatto con personalità del calibro di Filippo Ugoni, Gabriele Rosa, Giuseppe Cesare Abba. Venne iscritto al liceo, dopodiché fu mandato a Roma all'Università di Giurisprudenza dove si laureò e dove entrò nello studio legale di Zanardelli, altro amico di famiglia, che oramai era diventato un personaggio di fama nazionale.

Allo statista bresciano si deve l'iniziazione politica del giovane, che decise quindi di non seguire la propria vocazione agli studi umanistici ed all'insegnamento. Come delfino di Zanardelli, Da Como inizia a frequentare i maggiori esponenti dell'alta borghesia bresciana di fede zanardelliana. Tra questi, conobbe Francesco Glisenti, titolare di una delle più grosse industrie metallurgiche della Valtrompia di cui prese in sposa la figlia Maria, con cui fissò la dimora a Brescia, in un elegante palazzo di Corso Palestro.

Il 5 marzo 1893 venne nominato socio dell'Ateneo di Brescia e sei anni dopo venne candidato come deputato alle elezioni politiche. Deputato lo divenne nel 1904 e lo fu fino al 1919. Prima di questo importante passo, ne fece uno, che in ambito bresciano, fu ancora più importante: nel 1892, come assessore del Comune di Brescia riuscì a risolvere l'annoso contenzioso tra il Comune di Brescia e gli eredi del Conte Paolo Tosio, determinati ad invalidare l'accordo tra il conte ed il Comune, nel caso quest'ultimo non avesse trovato spazi decorosi per le raccolte artistiche dell'illustre parente. Da Como ebbe l'idea geniale di ospitare il lascito nel Palazzo Martinengo da Barco. Qui avrebbero trovato una comune collocazione le raccolte Tosio, quelle Martinengo e quelle eventualmente donate da altri collezionisti. All'avvocato bresciano si deve anche l’idea di creare la nuova Pinacoteca civica bresciana, un contenitore dove ospitare queste collezioni, in un contesto che non avrebbe creato attriti e frizioni tra le varie famiglie e le rispettive donazioni.

Consapevole della straordinaria importanza che palazzo Tosio aveva avuto nella vita sociale e culturale bresciana, riuscì a farlo destinare dal Comune di Brescia a sede dell'Ateneo di Scienze Lettere ed Arti. Volutamente tralasciamo i cenni storici riguardanti la vita politica di Ugo come deputato, per focalizzarci su un altro grande contributo che diede alla cultura bresciana: la creazione della «Cittadella di Cultura».

Da Como, abbandonata la città, si trasferì a Lonato, dove coltivò la sua grande passione per la storia del Risorgimento. Tra le mura della villa, nella quiete del paese, Ugo trovava il luogo più adatto per esprimere la sua passione, ma soprattutto lo spazio ideale per ospitare la sua grandiosa biblioteca, composta di migliaia di libri. I possedimenti lonatesi, estesissimi, arrivavano a comprendere la spettacolare Rocca di origini medioevali che dominava dall'alto l'abitato, che il senatore amava definire «Cittadella di cultura».

La mole di libri e di tesori artistici nel tempo aumentò e lo convinse a trasferirsi presso la casa del podestà, che ristrutturò e divenne la nuova sede della sua preziosa biblioteca. La sua particolare bibliofilia permise la costituzione di una delle raccolte di libri private più importanti dell'Italia settentrionale, con qualcosa come 50'000 titoli, databili a partire dal XII secolo. Parte di questi libri furono messi a disposizione delle classi meno abbienti attraverso una biblioteca popolare dedicata al padre. Tutte le ricche raccolte di manoscritti, insieme alla Biblioteca ed alle opere d'arte furono poi destinate, secondo disposizioni testamentarie, alla Fondazione Ugo da Como, riconosciuta nel 1942, un anno dopo la morte e che porta il suo nome, facendo seguito alle volontà, scritte nel 1929, che stabilivano che dopo il trapasso, fossero patrimonio di un ente autonomo.

L'ente fu gestito pro tempore dall'Ingegnere Mario Spada, che ne assunse l'incarico dal 1941. L'ingegnere ne ideò lo statuto, il regolamento ed ottenne il riconoscimento giuridico con Regio Decreto il 4 maggio 1942. Quel giorno Brescia, la Lombardia e l'Italia ebbero in dono una Cittadella. Di arte, cultura e bellezza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato