Cultura

Il 29 dicembre 1855 morì il patriota Giacinto Mompiani

Nel corso della sua vita si impegnò anche in qualità di educatore. Riposa al cimitero Vantiniano
Giacinto Mompiani ritratto dalla matita di Ghidinelli - © www.giornaledibrescia.it
Giacinto Mompiani ritratto dalla matita di Ghidinelli - © www.giornaledibrescia.it
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Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.

Il 29 dicembre 1855 a Leno moriva Giacinto Mompiani, patriota, filantropo ed educatore bresciano. Per buona parte della sua vita svolse attività benefiche e solidali in campo assistenziale ed educativo sociale verso gli umili e gli indifesi.

Mompiani nacque in città il 18 gennaio 1785, fu il primo in Italia a formare una scuola per sordomuti nella sua abitazione e la prima scuola di mutuo insegnamento sul territorio nazionale, dove gli alunni più preparati ripetevano le lezioni agli altri alunni.

Oltre che dei sordomuti Mompiani si occupò della riforma carceraria e dell'assistenza agli ex-detenuti, dei problemi agrari e dell'educazione degli adulti.
Cresciuto in un ambiente nobiliare con spirito liberale, Mompiani si prodigò però anche a diffondere il desiderio di indipendenza e di libertà e fu pronto a lottare per gli ideali irredentisti che oramai percorrevano tutto il Paese.

Nel 1821 prese parte alla congiura contro l'Austria e questo fece sì che divenne sospetto agli occhi del Governo asburgico, che impose la chiusura delle sue scuole, per il sospetto che fossero luoghi di congiurati. L'11 gennaio 1822 furono perquisite le sue abitazioni di Brescia e di Leno. Durante queste perquisizioni emersero delle lettere che il Mompiani scambiò con patrioti Lombardi collegati al Piemonte, che comportarono per l'uomo l'accusa di alto tradimento. Fu arrestato e portato al carcere di Milano, dove scontò la pena fino al dicembre 1823. Quasi fino alla sua morte Mompiani fu costantemente osservato dalla polizia austriaca, ma nonostante le minacce e le intimidazioni fu alla testa della rivolta bresciana delle Dieci Giornate del 1848.

Fece parte del governo provvisorio cittadino e si adoperò affinché pure Brescia si unisse al Piemonte. L'andamento della Guerra di Indipendenza lo gettò nello sconforto e stanco e malato decise di ritirarsi tra i suoi libri e i campi del suo podere di Leno. L'opera filantropica di Mompiani si indirizzò qui, dove si adoperò per completare la nuova chiesa parrocchiale, dove fu commissario per l'istruzione e dove fu tra i primi benefattori per l'Ospedale locale. 

In sua memoria i suoi nipoti hanno posto una iscrizione commemorativa sulla torre del faro del cimitero di Brescia, dove venne sepolto.
«A Giacinto Mompiani che primo in brescia a civilta' e a scienza educo' i sordomuti primo vi aperse scuola di mutuo insegnamento intese indefesso a migliorare la sorte del villico, dell'infermo, del carcerato fu da l'anno 1820 uno dei promotori della liberta' d'italia e ne sostenne intrepido i pericoli e gli affanni l'austriaca inquisizione e il carcere».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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