Cultura

Il 20 marzo 1933 nasceva Azeglio Vicini, tecnico per una vita

Ha vestito la maglia del Brescia Calcio, che poi ha allenato prima di passare alla Nazionale Italiana
Azeglio Vicini visto da il vignettista Luca Ghidinelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
Azeglio Vicini visto da il vignettista Luca Ghidinelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.

Il 20 marzo 1933 a Cesena nasce Azeglio Vicini, ex calciatore e soprattutto ex allenatore della Nazionale Italiana di Calcio.

Anche se romagnolo, Azeglio viene annoverato in questa rubrica in quanto risiedeva nella nostra città dal 1963, anno in cui arrivò per vestire la maglia del Brescia Calcio per tre stagioni, fino al 1966 ed a tutti gli effetti possiamo considerarlo un bresciano d'adozione. Nel 1967 si ritira dalla carriera ed inizia la sua avventura di allenatore proprio con le rondinelle nella stagione 1967/68.

Finita l'esperienza bresciana, nel 1968, a soli trentacinque anni entra nel giro della Nazionale di Calcio, nella fattispecie nel settore tecnico. Nel 1975 il gran salto: gli viene affidata la panchina della Nazionale Under 23 con la quale disputa il campionato europeo di categoria. Le buone idee tecniche portano la Federazione, nel 1976, ad affidargli la panchina della Under 21. Resterà sulla panca della Nazionale per 10 anni, periodo nel quale ottiene tre qualificazioni ai quarti di finale ed arrivando in Semifinale nel 1982 ed arrivando secondo nel 1986, perdendo in finale con la Spagna. Dopo il Mondiale del 1986 arrivò la tanto ambita e prestigiosa nomina di Allenatore della Nazionale A.

Per prima cosa si scelse due leader che avrebbero dovuto guidare dal campo la squadra: Franco Baresi per il settore difensivo e Gianluca Vialli per l'attacco, che divenne uno dei pilastri del gruppo azzurro. Poi, per un cambio generazionale, inserì in prima squadra numerosi suoi ex giocatori dell'Under 21: tra questi inserì Bergomi che scelse come capitano ed un giovanissimo Paolo Maldini. Nel 1988 all'Europeo la squadra di Vicini raggiunse la semifinale e la medaglia di bronzo, venendo battuta dall'Unione Sovietica. Nel 1990 in preparazione dei Mondiali, inserì nel gruppo Salvatore Schillaci ed un giocatore che avrebbe regalato la poesia del calcio a tutto il mondo: Roberto Baggio. Su questi due attaccanti basò la coppia d'attacco con la quale avrebbe affrontato l'imminente mondiale.

In quell'edizione l'Italia superò agevolmente il proprio raggruppamento ed arrivò fino alle semifinali con nessun goal al passivo. La semifinale era di quelle che ti mettono i brividi nel sangue: contro l'Argentina di Diego Armando Maradona. L'Italia fu sconfitta ai rigori e vinse la medaglia di bronzo del terzo posto battendo 2-1 l'Inghilterra. In Italia, negli ambienti del calcio come nell'opinione pubblica, il terzo posto fu visto come una sconfitta e per Azeglio iniziò un difficile periodo nel quale si incrinarono i rapporti di fiducia con Antonio Matarrese, all'epoca Presidente Federale.

Nel 1991 l'Italia fallì la qualificazione per l'Europeo del 1992 e questo esito sancì la definitiva rottura tra Vicini e la Federazione che nominò Arrigo Sacchi quale suo successore.
Abbandonato il giro della Nazionale, Azeglio tornò a sedere sulle panchine di Cesena ed Udinese per poi chiudere l'esperienza con il calcio come Consigliere Tecnico del Brescia Calcio.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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