Ian Anderson, menestrello magico in piazza Loggia
Tre anni e tre giorni dopo il precedente, applauditissimo concerto, Ian Anderson torna stasera in piazza Loggia (ore 21.30, botteghini aperti due ore prima, biglietti da 50, 40, 30 e 20 euro) con un nuovo album e una nuova... ragione sociale.
Il menestrello scozzese che il mese prossimo compirà 67 anni si presenta infatti come solista, per quanto accompagnato da due dei quattro musicisti che erano con lui il 16 luglio 2011, vale a dire il tastierista John O’ Hara e il bassista David Goodier, mentre dopo la separazione da Martin Barre, nei Jethro Tull ininterrottamente dal ’69, il chitarrista sarà Florian Ophale, e alla batteria troveremo Scott Hammond che ha preso il posto di Doane Perry, a sua volta per trent’anni nel gruppo. Sul palco ci sarà anche il cantante Ryan O’Donnel, la cui frescezza vocale era già stata apprezzata in occasione della tournée del quarantennale di «Thick as a Brick», con annessa seconda parte, nella quale si ipotizzava quale futuro avesse potuto avere Gerald Bostock, il bambino prodigio al quale l’altrettanto fantasioso «St. Steve Chronicle» attribuiva i testi del celeberrimo album concept in una delle copertine che hanno fatto la storia del rock progressivo.
Lo stesso Bostock (teoricamente ormai cinquantenne...) figura come autore delle liriche di «Homo Erraticus», l’onesto lavoro (definito dal diretto interessato «folk/prog/metal») pubblicato nello scorso aprile che dà il nome al tour in corso, abbinato a un sempre rassicurante «The Best of Tull». Già, perché dopo un avvio di tour che proponeva l’integrale o quasi dell’ultimo album, le date più recenti, in Germania e Spagna, (ri)presentano numerosi cavalli di battaglia del gruppo, che ruota da sempre intorno al flauto e alla creatività di Ian Anderson. A partire da «Living in the Past» che secondo tradizione apre il concerto, per chiudere con «Locomotive Breath», bis altrettanto classico, dopo il gran finale di «My God» e «Aqualung». In mezzo, citazioni da «Stand Up», Benefit», «Stand Up», «A Passion Play», «Too Old to Rock’n’Roll: Too Young to Die», «Songs from the Wood» e «Crest of a Knave», ovvero il meglio degli anni Settanta e un’incursione nel decennio successivo.
Nihil sub sole novum (è stato Ian Anderson a cominciare con il latino...) ma un ottimo modo per passare una serata sotto la luna.
Franco Bassini
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato