Cultura

I Nomadi ricordano Augusto con un sorriso-rock

Oltre mille mercoledì sera al Palabrescia per il «Ricordarti Tour». Promosso il nuovo cantante Cristiano Turato.
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Augusto guarda i Nomadi, fissa il centro del palco, mentre loro lo ricordano suonando. Corre il ventesimo anniversario della scomparsa di Daolio e la band lo tiene vicino a sé posizionando, sulla destra del palco, una gigantografia del profilo del cantante di Novellara.

Anche questo è il «Ricordarti Tour», passato mercoledì al Palabrescia e incarnatosi nel tradizionale concerto maratona (ventiquattro le canzoni suonate) a cui Carletti e compagni hanno abituato il loro popolo. Popolo che ha un nuovo beniamino, Cristiano Turato, cantante entrato nella band in sostituzione di Danilo Sacco. Cristiano, trentottenne veneto, inizia subito una «schermaglia» di battute - che sarà uno dei leit motiv del concerto - con Cico Falzone, chitarrista dalle mani veloci e dalla... lingua tagliente: «Sei un disgraziato e sei pure l'unico uomo che conosca ad essere più basso di me» viene punzecchiato il nuovo arrivato. «Non è vero - lo difende Beppe Carletti dalla sua postazione rialzata, alle tastiere -, i capelli sparati in alto gli fanno guadagnare centimetri».

La performance di Turato è più che convincente. Cristiano ci mette energia e fisicità. Affronta gagliardo il nuovo pubblico offrendo il microfono ai circa mille del Palabrescia per il ritornello di «Sangue al cuore», si emoziona - e dà prova di doti vocali non comuni - nell'imponente «Trovare Dio» e balla sulle note di «Io voglio vivere». Accolta con entusiasmo dal «popolo nomade», che richiede ben due volte il prolungamento del ritornello, questa canzone racchiude una delle chiavi del live: Carletti che sorride raggiante mentre osserva un Turato dirompente.

Sacco ha deciso di lasciare, ma si potrebbe aprire una vita tutta nuova per la band. Nella prima parte del concerto - chiusa con «Qui» (alla voce il polistrumentista Sergio Reggioli) vengono proposte anche «Il serpente piumato» (cantata dal bassista Massimo Vecchi) e «Auschwitz», sviluppata sulle tastiere di Carletti e le rullate di Daniele Campani. E mentre dalla platea una donna in dolce attesa chiede un «battesimo nomade» per il nascituro, i Nomadi si avvicinano alla chiusura dello show con «Ricordati di Chico», su cui scatta il trenino, e «Io vagabondo». Le poltrone restano vuote. Tutti, ormai, sono sotto al palco.

d .a.

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