Cultura

I Negrita «Dritti al centro del mondo»

Esce l'album «Dannato vivere», seguirà un tour, per ora di 6 date: Vogliamo per i fans uno show memorabile»
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Il regno dell'oro lastricato lava sfocia nel lago incandescente dei tormenti quotidiani, un'aldilà ora paradisiaco ora mefistofelico. «Una sorta di saga della condanna dicotomica» arride Drigo, il chitarrista che - con il collega di strumento Cesare «Mac», il cantante Pau, il batterista Zama e il bassista Franky - forma i Negrita, in viaggio da «Helldorado» del 2008 a «Dannato Vivere», album in uscita martedì prossimo per Universal, cui seguirà il tour al via il 31 gennaio dal Mandela Forum di Firenze.

Drigo, ascoltando il nuovo lavoro sembrano accantonate le sonorità latine ed esotiche di «Radio Conga»...
È vero. Com'è vero che gli ultimi dischi si sono distinti per il viaggio che li ha generati. Ma, mentre prima abbiamo vissuto road movie d'evasione in luoghi a noi sconosciuti, stavolta siamo andati dritti al centro del mondo.

Dove di preciso?
Siamo stati a Berlino, in Spagna, a Londra... E poi il tour stupendo promosso da Jack Daniel, negli Stati Uniti, che ci ha portato alle radici del rock. I posti visitati, al contrario del passato, hanno influenzato non tanto il mood sonoro quanto i testi, i contenuti. Sarà che siamo invecchiati, ma qui parliamo di vita, solo di quella, declinata in dolori e meraviglie.

E come viene affrontata, nel cd, l'esistenza?
Abbiamo abbandonato la disinvoltura e lo spirito di rischio. Ci siamo chiesti se affidarsi a insegnamenti di rettitudine scritti da altri fosse una strategia saggia. E ci siamo risposti che probabilmente è più utile sbagliare sulla base della propria esperienza. Del resto, gli errori sono spesso meravigliosi.

In «Dannato vivere» affiorano altri elementi ispirati a questi tempi inquieti?
Apocalittici, vorrai dire. In realtà non c'è molto, nel senso che i segni preoccupanti sono talmente evidenti che pareva ridondante sottolinearli. Noi cerchiamo di soffiare sul fuoco sperando che se ne levi un vento opposto, movimento che l'arte ha già saputo innescare in altri periodi difficili. Quando cantiamo «Il vento sta cambiando e il sole splende» (nel singolo «Fuori Controllo», ndr) non vogliamo far finta che non stia succedendo nulla, anzi. Intendiamo provocare, stimolare un deciso cambiamento e, in qualche modo, infondere speranza.

E dei fatti di Roma cosa dite?

Se i casinisti erano lo 0,5% dei manifestanti, a noi interessa la massa. La vera notizia è che mezzo milione di persone sono scese in piazza, vogliamo pensare a questa fila infinita di indignati che se continua così può anche ottenere qualcosa...

La vostra tournée conta solo sei date. È in via di ampliamento o trattasi d'una scelta?

I nostri live erano stati un po' frammentati e irregolari: ci capitava, per dire, di suonare una sera con ingresso a 22 euro e il giorno successivo gratuitamente. Sicché, quando ci siamo messi alla prova in grandi spazi, accadeva che i fan «disertassero» in attesa di una nuova data, magari in luogo più raccolto e a cifre più modeste. Pertanto abbiamo deciso di strutturare il tour lasciandolo fare a chi lo fa per mestiere. Noi, dal canto nostro, daremo il massimo: vogliamo che i fan assistano a uno show memorabile.

Raffaella Mora

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