I Motel Connection riattaccano la spina e si balla a cielo aperto
I Motel Connection riattaccano la spina e il popolo antagonista balla spensierato come in una discoteca a cielo aperto. Quello in scena ieri alla Festa era uno dei cinque concerti che il trio piemontese (formato dal frontman dei Subsonica, Samuel Romano, a voce e chitarra, più Pierfunk al basso e il dj-producer Pisti in consolle) si è concesso nella prima estate di reunion, arrivata dopo sei anni di stop: era il 2016 quando il progetto di sperimentare un suono crossover in ambito dance, combinando elettricità ed elettronica (dunque musica suonata e musica sintetica), sembrava aver smarrito la propria carica innovativa, superato da svolte e giravolte di gusti e generi che guardavano altrove. E invece no, è giunto il tempo della Re-Connection; allora eccoci qui, un palco e una marea (di oltre 2500 persone) che balla.
Tutto nel nome di Giulia Minola, bresciana morta nella calca del Loveparade di Duisburg, nel 2010: ogni anno la sua famiglia, in accordo con la radio, indica un live che sarebbe piaciuto alla ragazza e lo patrocina. Come ha ricordato Samuel: «Giulia era una persona che sapeva ballare, che ancora sa ballare e trasmetterci l’energia dello stare insieme…unisce tutti noi, qui ed ora, in questo spazio di libertà, per il quale dobbiamo ringraziare Radio Onda d’Urto».
Con i suoi progetti paralleli, il frontman dei Subsonica attraversa territori in buona parte diversi da quelli alt-rock del gruppo principale (il pop da solista, un sound crossover dall’anima danzereccia con i MC), senza bagni di folla. Ma dimostra un’intelligenza e una versatilità che è impossibile ignorare; e non ha sbagliato nemmeno in ordine alla previsione che le sonorità al centro del progetto Motel Connection siano nuovamente attrattive.
Brani quali “I Feel Love”, “Midnight Sun”, “Hit My Soul”, “Less Is More” o “Two” conservano una freschezza e un’immediatezza che trascina, entra sottopelle, rende impossibile stare fermi. Argomenta Samuel: «Sembra banale dirlo oggi, ma quanto è necessario il potere dell’amore, quanto è remunerativo il potere della guerra...». È il preludio a “The Power of Love”, cover struggente della ballad mid-tempo targata Frankie Goes To Hollywood, che apre (e chiude) la sezione lenti della serata. Poi è tanto altro pulsare, ballare, sereno lasciarsi andare.
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