I misteri della morte che porta via gli uomini danzando
Sarà presentato questo mercoledì a Brescia, alle 18 nel complesso di San Cristo in via Piamarta 9, il libro «Danser avec la mort», dedicato a un affresco noto agli studiosi e ammirato da molti visitatori: la Danza Macabra realizzata agli inizi del ’500 alla base dell’abside della chiesa romanica di San Silvestro a Iseo. Il libro è stato pubblicato in occasione della mostra dedicata alla Danza Macabra iseana, allestita fino al 30 settembre in San Silvestro per tener vivo l’interesse verso un edificio religioso con una storia importante, oggi bisognoso di restauri. Mostra e pubblicazione sono promossi dalla parrocchia di Sant’Andrea apostolo di Iseo e dalle associazioni Amici della Pieve e Uspaaa (Unità di salvaguardia del patrimonio archeologico, architettonico e artistico della Franciacorta e del Sebino bresciano).
A presentare il volume a Brescia saranno i due curatori, Angelo Valsecchi (presidente Uspaaa) e la storica dell’arte Lidia Muffolini. Con loro il restauratore Fulvio Sina, scopritore dell’affresco nel 1985, e Lucia Sacchini, presidente degli Amici della Pieve di Iseo. Il titolo in francese non deve stupire: la prima raffigurazione di una Danza Macabra è apparsa infatti oltralpe. «È un dipinto del 1424 - racconta Angelo Valsecchi - che decorava le pareti dei portici del Cimitero dei Santi Innocenti a Parigi. Ma la stessa Danza Macabra di Iseo è in rapporto con la Francia: Fulvio Sina ha scoperto che l’autore si ispirò alle xilografie pubblicate nel "Livres d’Heures à l’usage de Rome", edito nel 1488 da Philippe Pigouchet». L’affresco è ripartito in otto riquadri. In ognuno di essi, la Morte porta con sé danzando una serie di personaggi, divisi per classi sociali: ai lati i ceti più elevati, al centro i più umili. Le caratteristiche del dipinto e delle singole scene sono descritte da Lidia Muffolini nel volume, arricchito da belle fotografie e da disegni che aiutano a comprendere la storia della chiesa di San Silvestro, un tempo sede della Disciplina della Santa Croce al cui ambiente culturale risale la committenza della Danza Macabra.
All’edificio è dedicato il saggio di Valsecchi: «Lo stato attuale è frutto di una ristrutturazione settecentesca, ma la chiesa originale risale al XII secolo; e gli scavi che abbiamo eseguito nel sito hanno rivelato strutture e stratificazioni risalenti al periodo romano». Il libro colloca l’affresco di Iseo nel contesto degli altri dipinti a tema macabro presenti nel territorio bresciano e non solo in esso (contribuiscono a questa parte Fulvio Sina e Angelo Loda). Ricapitola le conoscenze acquisite sulla Danza Macabra, con qualche curiosità: «L’opera venne dipinta di getto, in una sola giornata. È realizzata in due colori, bruno per i contorni e ocra per i volumi. Mentre i personaggi sono ben conservati, lo scheletro in tutte le scene è molto rovinato: già nel XVI secolo qualcuno infierì sugli occhi con uno scalpello, probabilmente a causa del timore che l’immagine incuteva». Sull’autore, infine, esistono solo ipotesi: la più accreditata è che si tratti delle stesse «maestranze girovaghe» a cui si devono le «Storie della vita di Cristo» sulle pareti della Disciplina di Santa Maria Maddalena, presso il santuario di San Pietro in Lamosa nella vicina Provaglio.
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