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I grandi poeti italiani che si sono fatti ispirare dal lago di Garda

Francesca Roman
Il fascino del Benaco ha ispirato la mente e la penna di Catullo, Dante, Carducci e D’Annunzio
Il Garda dei grandi poeti
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«Suso in Italia bella giace un laco/a piè de l’Alpe che serra Lamagna/sovra Tiralli c’ha nome Benaco». Dante, nel XX canto dell’Inferno, e prima di lui Catullo. E dopo di lui Carducci, e poi ancora d’Annunzio. Fin dall’antichità il fascino del lago di Garda ha ispirato la mente e la penna di alcuni dei più grandi poeti italiani di tutti i tempi, che l’hanno descritto e reso immortale con i loro versi.

Catullo e Sirmione

Del poeta latino, che con tutta probabilità visse a Sirmione, è ben noto il XXXI carme, dedicato a quella sottile striscia di terra che taglia longitudinalmente il basso lago e che, grazie alla sua poesia, è oggi conosciuta da tutti come perla del Garda. «Paene insularum, Sirmio, insolarumque/Ocelle, quasqumque in liquentibus stagnis/Marique vasto fert uterque Neptunus» scrive Catullo nel 56 a.C., definendo Sirmione «perla delle penisole e delle isole», tra tutte quelle che Nettuno mette in mostra sui laghi cristallini e in mare aperto. Il poeta è di ritorno dalla Bitinia, ed è felice di rivedere il luogo a lui caro. Ma attenzione: per secoli la villa romana che sorge sul promontorio sirmionese è stata attribuita a Catullo, ma le più recenti indagini hanno dimostrato che, per incongruità temporali, l’edificio oggi visibile non può essere stato la dimora del poeta latino. Potrebbe forse essergli appartenuto l’edificio precedente, di cui sono stati rinvenuti i resti sotto l’attuale villa, ma si tratta di un’ipotesi a oggi non dimostrata.

Grotte di Catullo, numeri in lieve calo

Dante e il Benaco

Più ampio lo sguardo di Dante, che nel XIV secolo cita il Garda nella sua «Commedia». Siamo nella quarta bolgia dell’ottavo cerchio, dove sono puniti maghi e indovini. Virgilio, che guida il poeta nel suo viaggio, gli rammenta i luoghi della sua infanzia, nei dintorni di Mantova: nell’Italia settentrionale si estende un lago di nome Benaco, ai piedi delle Alpi che segnano il confine della Germania sopra il Tirolo.

Carducci e Desenzano

Quasi seicento anni dopo il Garda torna protagonista nei versi di Giosuè Carducci, premio Nobel per la letteratura nel 1906. Dal 1882 al 1885 il poeta fu per tre anni commissario d’esame al liceo classico Bagatta di Desenzano, da dove compose una delle poesie contenute nel primo libro delle «Odi Barbare», un invito all’amico Gino Rocchi a raggiungerlo. «Vienne qui dove l’onda ampia del lidio/lago tra i monti azzurreggiando palpita:/vieni: con voce di faleuci chiàmati/Sirmio che ancor del suo signore allegrasi/Vuole Manerba a te rasene istorie,/vuole Muníga attiche fole intessere,/mentre su i merli barbari fantasimi/armi ed amori con il vento parlano».

D’Annunzio e Gardone Riviera

Il Vittoriale a Gardone Riviera
Il Vittoriale a Gardone Riviera

Profondamente innamorato del Garda fu infine anche Gabriele d’Annunzio, che a Gardone Riviera trascorse gli ultimi anni della sua vita, nella casa che lui stesso definì Vittoriale degli Italiani. Si trasferì qui nel 1921, ma era il 4 settembre del 1917 quando il Vate sorvolò per la prima volta il lago e gli dedicò alcuni brevi versi: «Tutto è azzurro, come un'ebbrezza improvvisa, come un capo che si rovescia per ricevere un bacio profondo. Il lago è di una bellezza indicibile».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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